Il West all'italiana: La stagione dei piccoli eroi
Buffaletto Bill, by Giovanni BenvenutiGli anni Cinquanta videro una serie infinita di collane, quasi tutte a striscia e purtroppo dalla vita breve, con molti personaggi usciti dalla fantasia di G. L. Bonelli, che talvolta si firmava anche con pseudonimi americani come B. O’Nelly. Sono tutti figli di papà Bonelli i Tre Bill, con disegni di Benvenuti e D’Amy, Yuma Kid disegnato da Uggeri e Muzzi, Rio Kid, realizzato anch’esso da D’Amy, o El Kid (poca fantasia nei nomi) affidato a veri maestri del fumetto come Battaglia, Callegari e D’Antonio. Ci furono anche alcuni protagonisti del fumetto americano importati in Italia, come Casey Ruggles di Warren Tufts, trasformato in Red Red Carson, by Mario UggeriCarson, lo sceriffo di ferro, con disegni integrati da Mario Uggeri e Leone Cimpellin, o il Buffalo Bill di Fred Meagher, riadattato da papà Bonelli e ritoccato da Galeppini. La grande stagione del West all’italiana durò almeno un decennio, fra il 1948 e l’inizio degli anni Sessanta. Come detto, quasi tutti gli eroi di quel periodo sono scomparsi prematuramente, ma qualche altro è vissuto più a lungo, con storie collegate a un West meno tradizionale e talora spostato anche al Settecento, quando gli Stati Uniti stavano faticosamente nascendo. E’ il caso di Capitan Miki e del Grande Blek. Il primo in particolare riscosse notevole successo perché quando arrivò, nel 1951, era in pieno svolgimento la grande stagione dei piccoli eroi, come il Piccolo Sceriffo cui Miki era forse ispirato. C’erano adolescenti di ogni tipo, tutti coraggiosi e generosi, come il Piccolo Cow boy o Piccola Freccia, come i Piccoli Lupi o il Piccolo Sergente e altri ancora, forse un po’ ripetitivi, ma Capitan Miki, by Esse G. EsseCapitan Miki – un orfanello adottato dai ranger del Nevada – aveva qualcosa in più, per esempio una coppia di spalle comiche come Salasso e Doppio Ruhm o una fidanzatina come Susy che l’aspettava trepidante, come accadeva sempre in tutti i fumetti d’avventura. Capitan Miki e il Grande Blek furono i capolavori di quel terzetto torinese che si nascondeva dietro la sigla della EsseGesse, e che comprendeva Giovanni Sinchetto, Dario Guzzon e Pietro Sartoris che nel 1950 avevano praticamente esordito con la lunga saga di Kinowa, uno dei più affascinanti eroi western ideato da Andrea Lavezzolo, forse violento per l’epoca, che ruota intorno alla vicenda di uno scampato a un massacro indiano. L’uomo dedicherà la sua esistenza a combattere contro i pellerossa, prima di scoprire che suo figlio, fortunatamente scampato alla strage, era stato allevato proprio dai suoi nemici e ora con il nome di Silver Jack lottava contro i bianchi. In questa storia di Kinowa, come in tante altre dello stesso Lavezzolo o in quelle di Bonelli, c’è un forte spessore umano, che spesso trasforma questi eroi di carta in protagonisti quasi reali e credibili, facendo forse cadere in secondo piano l’aspetto avventuroso. Carlo Scaringi – 3. continua.

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Giovedì, 7/8/2008
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