La lunga cavalcata del Cosacco
Non è un anniversario importante, ma indubbiamente i 70 numeri dei Giganti dell’avventura - una delle tante collane monografiche dell’Eura Editoriale - costituiscono una tappa significativa sul percorso di questa casa editrice, sempre attenta al fumetto di qualità. Il numero 70 coincide con un nuovo volumetto dedicato alle avventure del Cosacco, uno dei tanti personaggi ideati in decenni di attività da Robin Wood, senz’altro uno dei maggiori sceneggiatori di comics. Chi crede nei segni del destino, può pensare che questo scrittore fosse predestinato dalla nascita al suo lavoro. E’ infatti nato nel 1944 a Nuova Australia, una sorta di colonia fondata nelle foreste del Paraguay da alcuni australiani di origine irlandese. Una volta cresciuto, Wood si è trasferito a Buenos Aires e poi ha cominciato a girare il mondo, vivendo tra Australia ed Europa e scrivendo sempre storie fantastiche con personaggi indimenticabili, da Nippur - il primo di una serie infinita - a Dago, forse quello più completo e riuscito. In mezzo tanti altri eroi di carta, come Martin Hel e Savarese, come Gilgamesh e Amanda, come Mojado e Helena, e via continuando. Tra questi anche il Cosacco, protagonista di un’avventura in moltissimi episodi, presenza quasi fissa prima nei settimanali dell’Eura e ora nei Giganti dell’avventura. La storia, ambientata tra ghiacci e steppe e collocata negli anni dell’impero zarista, è quanto mai ricca di momenti emozionanti con inseguimenti, duelli, scontri all’arma bianca, molta violenza e un po’ d’amore, con donne appassionate ma talora anche vittime della crudeltà degli uomini e della guerra. Sacha Veblin, il protagonista, è un picaro, forse troppo attaccabrighe ma in fondo umano e generoso. La lunga storia è stata disegnata dall’argentino Alberto (Carlos) Casalla che i lettori di Lanciostory hanno scoperto giusto trent’anni fa, in una storia, Perdido, un po’ malinconica ma non priva di risvolti umoristici. Il tratto di Casalla è quanto mai espressivo, ma nelle sue tavole abbonda il nero che ne rende difficile la colorazione. Forse è per questo che il Cosacco non ha trovato posto nei cartonati mensili, non certo per l’efficacia della trama o del disegno. [Carlo Scaringi]

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Venerdì, 1/8/2008
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