La Lilliput editrice chiude i battenti.

zoom inRiceviamo: "L'editoria e i fumetti sono cose che ci hanno da sempre affascinato ed entusiasmato. Ad un certo punto - spinti anche da una impellente necessità di svolgere un lavoro che ci facesse sentire pienamente realizzati - abbiamo deciso, nel giugno del 2000, di zoom infondare la Lilliput. L'obiettivo iniziale era quello di pubblicare alcuni nostri lavori che giacevamo nel cassetto da tempo. Editori di noi stessi, quindi, ma in che modo? L'esperienza maturata con i periodici locali ci aveva fatto conoscere l'amara realtà delle giacenze e delle tirature - sempre e comunque - arbitrarie; specie per le pubblicazioni così limitate nella diffusione. E poi, decidere di stampare in tipografia 500 copie piuttosto che 1000, non significa dimezzare i costi. È per questo che abbiamo subito pensato di stampare in proprio, copia per copia, i nostri volumi e questo grazie alla tecnologia digitale. Non è stato tutto così facile e immediato. L'investimento iniziale - un gruzzoletto di circa 12 milioni delle vecchie lire che avevamo da parte - doveva essere seguito da un aiuto economico a fondo perduto (18 milioni di lire) previsto dal Decreto Interministeriale 21 maggio 1998 per chi avvia un'attività di microimprenditorialità. Nonostante le assicurazioni di alcuni dirigenti della Direzione Provinciale del Lavoro di Taranto, ai quali ci eravamo rivolti per avere informazioni, l'aiuto ci è stato negato. E così, i 12 milioni iniziali, utilizzati per l'acquisto dei macchinari necessari solo ad un print-on-demand allo stato embrionale, sono diventati - per forza o per necessità - l'unico investimento effettuato dalla Lilliput nei suoi tre anni di vita. Dopo un momento di sconcerto e di panico ci siamo chiesti: che fare? Difficile a credersi, ma la Lilliput, in quel momento, ha avuto un incredibile scatto d'orgoglio: «Si va avanti comunque!», ci siamo detti. Dopo aver effettuato una serie di verifiche tecniche sulle stampanti e sul software, nel dicembre del 2000 la Lilliput si lancia nella ricerca di fumettisti esordienti: l'idea era quella di dare la possibilità ai nuovi autori di pubblicare i propri lavori e senza chiedergli una lira. Anzi, versando loro l'8% del prezzo di copertina. Saremo sembrati dei pazzi, ma la nostra filosofia era ed è: se il fumetto vende, continuiamo a stamparlo, sennò amen! Così, con le strisce comiche di Bonny-Ed (del giovanissimo Emanuele Di Dio - che è stato il primissimo autore che ci ha inviato i suoi lavori) è iniziata l'era dei "comic-on-demand" della Lilliput."  

zoom in > www.afnews.infoCosì, un Pierluigi Rota con qualche anno in meno e tanto entusiasmo in più, rispondeva ad Emiliano Longobardi, nel 2003, nell’intervista inserita nel n.141 della “leggendaria” newsletter elettronica Rorschach. Qui è sintetizzata la nascita della Lilliput. Oggi, rileggendo quelle righe, si può comprendere ancora meglio quanto sofferta sia stata la decisione di chiudere. Ed è stato ancora zoom inpiù difficile decidere di fermare la macchina della Lilliput quando questa aveva in corso d’opera progetti come Talkink  e la collaborazione con LoSpazioBianco.it. Ma bisognava farlo. L’ordine era categorico: nuovi investimenti oppure chiusura. E così la Lilliput chiudeGrazie a quanti ci hanno seguito sin qui. Grazie a tutti i nostri collaboratori. Grazie a tutti gli autori (esordienti o quasi) che abbiamo avuto l’onore di pubblicare: Emanuele Di Dio, Davide Zamberlan, Stefano Celona, Paolo Di Tonno, Lele Corvi, Elisabetta Decontardi, Fabio Magliocca. Grazie a tutti gli autori tarantini: Squaz, Ivo Pavone, Alessandro Vitti, Angelo Todaro, Sal Velluto, Enzo Rizzi, Dante Spada, Giulia Basile, Pietro Cicerone, Mauro Aloisio, Gianmarco De Francisco, Luca Battista,  Stefano FedericiGrazie di cuore e Addio (o forse arrivederci) a tutti voi. Pierluigi Rota

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Mercoledì, 11/6/2008
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