Scaringi: Un secolo fa, Lavezzolo
Il Piccolo Ranger, 1958 > Sergio Bonelli editore Gim Toro, Kinowa, Tony Falco, il Piccolo Ranger, e potremmo continuare a lungo: ecco alcuni eroi della grande stagione del fumetto italiano dal dopoguerra ai primi anni Cinquanta. Profondamente diversi fra loro e collocati entro scenari geografici molto distanti, hanno però qualcosa in comune: sono scaturiti tutti dalla vulcanica fantasia di Andrea Lavezzolo, nato per caso a Parigi il 12 dicembre del 1905, e poi vissuto a lungo tra la Riviera Ligure e Milano, e morto il 16 novembre 1981. Al pari di Gianluigi Bonelli, Lavezzolo ha scritto racconti e romanzi, ha fatto diversi mestieri (il più tranquillo è stato un impiego alle assicurazioni), ma soprattutto ha inventato, narrato, sceneggiato infinite storie che poi validi disegnatori (Edgardo Dell’Acqua, Carlo Cossio, Andrea Bresciani, Pietro Gamba, Giovanni Sinchetto, ecc.) hanno trasformato in albi affascinanti , ancor oggi ricercati e rimpianti dai giovani di allora. Tony Lawson, come si firmava per rendere più credibili queste avventure esotiche, ha fatto in pratica il giro del mondo senza muoversi dalla sua Rocky Star, 1957 > Sergio Bonelli editorescrivania, come Salgari, papà Bonelli e altri grandi narratori di razza. Se Gim Toro è stato forse il personaggio più riuscito e più popolare anche per il taglio incalzante che lo scrittore imprimeva alle imprese di quel simpatico gruppo di amici scatenati contro la Hong, la Triade e le altre bande dei cinesi che infestavano San Francisco, Tony Falco è stato (come confessò una volta lo stesso autore) il personaggio che aveva amato di più, e che più degli altri lo intrigava, per l’aria di mistero che riusciva a far respirare nelle casbah nord-africane dove Tony Falco poteva imbattersi negli “uomini blu” ma anche in qualche principessa egizia con al guinzaglio una pantera nera, o in antichi sacerdoti alle prese con i loro riti millenari. Un po’ di magia (pellerossa, però) c’è anche nel ciclo di Kinowa, che sembra uscire da qualche romanzo d’appendice dell’Ottocento. Gli ingredienti essenziali infatti non mancano: Sam Boyle, il protagonista è un rude uomo del West scotennato dai pellerossa che gli hanno anche ucciso la moglie e rapito il figlioletto. Gim Toro, by Edgardo Dell'AcquaScampato all’atroce mutilazione, il cow boy decide di vendicarsi, impegnandosi in una feroce e personale guerra agli indiani. Nascosto dietro una terrificante maschera demoniaca, Sam Boyle si getta contro i pellerossa al grido di “Kinowa, Kinowa” massacrandoli. La storia era abbastanza violenta per quell’epoca e oltre alle solite critiche suscitò qualche perplessità nel gruppo EsseGesse che la realizzava. Sinchetto e gli altri due disegnatori gettarono la spugna e vennero sostituiti da Pietro Gamba e altri. Dopo la violenza dei primi episodi, la serie assunse un taglio diverso, anche perché Sam Boyle aveva scoperto che in una tribù che lui combatteva c’era un “indiano bianco” verso il quale provava una strana sensazione: era infatti suo figlio che scampato al massacro era stato allevato dai pellerossa. Oltre che straordinario narratore, Lavezzolo è stato anche un bravo giornalista, lavorando con diversi editori e curando la pubblicazione di numerose collane (come quella dell’Albogiornale e altre dell’editore Casarotti) e poi la famosa pagina del fumetti del Giorno, che fece conoscere al grande pubblico personaggi come Superman, Tarzan, Jane, l’Agente X 9 e altri, e quindi il supplemento settimanale, il mitico Giorno dei Ragazzi, che diede una scossa al tranquillo mondo dei giornaletti con storie e personaggi del tutto nuovi, come Dan Dare, Jeff Arnold e soprattutto quel Cocco Bill con cui Jacovitti uscì dai confini dei giornalini semiparrocchiali come il Vittorioso, dimostrando di essere invece un autore straordinariamente originale e completo.  [Carlo Scaringi]

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Lunedì, 5/12/2005
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