La vita vera raccontata ai bambini, a fumetti

I tre piccoli hanno fatto, oggi, una strada diversa per tornare da scuola e hanno finito per passare proprio in mezzo alla più squallida periferia della loro città, là dove vivono i baraccati, i più poveri, i senza lavoro, nella miseria più cupa. Lo si vede non solo dalle catapecchie, ma anche dagli stracci che indossano, dalle faccine smunte e tristi, dai giocattoli che usano: dei barattoli e la neve che li congela. Siamo sotto Natale, per giunta, e i nostri tre piccoli, vestiti decentemente e con la testa ai regali che riceveranno tra pochi giorni, si sentono improvvisamente come dei grassi porcelli.
A Christman for Shacktown, by Carl Barks, 1952 - characters (c) Disney
Questa è la descrizione della prima vignetta (che vedete qui: tecnicamente, una "quadrupla") della storia Paperino e il ventino fatale (A Christmas for Shacktown), di Carl Barks, del 1952, ristampata nel volume 4 della serie, in edicola, La Grande Dinastia dei Paperi per il Corriere della Sera, serie che vi abbiamo consigliato di comprare per i vostri figli. Quei poveri sono gli stessi di oggi, che siano extracomunitari, o no. Storie così, che raccontano la vita vera, e quindi anche le miserie della gente, che lo fanno senza falsi pudori, senza l'anestetico del "politically correct estremo", persino senza un vero lieto fine, e che la raccontano ai bambini, farete molta fatica a trovarne sul Topolino di oggi, dove la "realtà quotidiana" è rappresentata da Totti e altri VIP in versione papero, ma la povertà vera, i problemi stringenti che i nostri figli incontrano confrontandosi coi compagni a scuola, per esempio, non sembrano poter avere cittadinanza nella narrativa disegnata "ammorbidita" dalle esigenze del marketing: non scontentare mai nessuno e vendere il più possibile a tutti. Certo, l'autore era Barks, quello che era capace di fare satira sociale feroce raccontando divertenti storie ai bambini, quello che, per dirne una, lo scoutismo recentemente festeggiato, lo faceva a fettine coprendolo di ridicolo con l'invenzione delle Giovani Marmotte, scioccamente all'inseguimento di stupide medaglie e riconoscimenti tanto esagerati quanto inutili, coi loro capi dai titoli lughissimi e  altisonanti, tronfi e pieni di sé, con la loro disciplina priva di senso. Ora che ce n'è la possibilità, leggetevele tutte di fila, quando saranno stampate, le storie di Barks dedicate alle Giovani Marmotte: vi renderete conto che si ride amaro. Che i difetti messi alla berlina non sono pochi e nemmeno piccoli. E che è così anche nelle altre storie, quando si parla di avidità, di brama per il potere, di un sacco di meschinità, piccole e grandi, tutt'altro che superate. Non è solo gradevole umorismo: è satira. Secca, decisa. Utile a far crescere generazioni consapevoli, in grado di voler migliorare se stessi il mondo in cui vivono. Confrontate quelle storie con i decenni di nullità che hanno avuto a disposizione i bambini italiani ultimamente: storie (con le dovute eccezioni, per carità) vuote, indolori, anestetizzate, false, accomodanti, comode e inutili. Inutili, perché incapaci di fare crescere generazioni consapevoli, in grado di voler migliorare se stessi e il mondo in cui vivono. Non ci credete? Quarant'anni fa la maggior parte dei giovani cercava disperatamente di usare la propria testa, di liberarsi in mille modi dai condizionamenti degli adulti e dei Poteri Forti, di rinnovare il mondo (sì, il mondo, non il proprio orticello) e coltivava degli ideali per i quali erano disposti a combattere, a lottare, persino a morire. Andate a chiedere oggi quali ideali abbia la maggior parte dei più giovani. Ascoltate il televisore, cosa vi racconta di buona parte di questi giovani anestetizzati da decenni di nullità. Al massimo riescono a farfugliare di economia e produzione come fossero lo scopo massimo delle loro vite, alcuni arrivano a ipotizzare il proprio personale successo come l'unica meta immaginabile, condito, nei casi più felici, da un insignificante ecologismo un tanto al chilo che non disturba nessuno. I loro piedi sono pesanti, appiccicati al suolo, e le teste non sanno volare: il cuore ci resta schiacciato in mezzo. Oppure, ma sono sicuramente di meno, via, dietro come pecoroni decerebrati a un Potere Organizzato che non consente loro mai di essere dei "liberi pensatori", come si diceva un tempo. Esageriamo? Chissà. E' "solo una provocazione", come si usa dire oggi quando uno la spara più grossa del solito? Fate voi. Ma se comprate le storie di Carl Barks, non tenetele incellofanate in libreria: datele da leggere ai vostri figli.

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Lunedì, 25/2/2008
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