lunedì 11 gennaio 2010

La storia di una gatta pazza e di un topo innamorato

DingbatJokebookCover Il 20 giugno 1910 George Herriman cominciò a pubblicare sull’American Journal di New York la storia della famiglia Dingbat (poi, il 10 agosto, diventa semplicemente The Family Upstairs, poi di nuovo The Dingbat Family il 15 novembre 1911), una delle tante famiglie di poveri diavoli nell’America ancora povera del primo Novecento. Ma ben presto le vicende degli umani finiscono in secondo piano, scacciate da altri componenti della famiglia: un gatto domestico dal comportamento imprevedibile (scopriremo poi che è una gatta un po’ pazza, da cui il nome di Krazy Kat, o forse è un maschio, chissà: sul genere c’è sempre stata una certa ambiguità), un cane burbero e severo, Offissa Pupp, che non solo è innamorato della gatta, ma ha anche il pallino dell’ordine e indossa la divisa da poliziotto, e infine un topo che, dietro il nome umano di Ignazio, cela un comportamento decisamente insolito, forse schizofrenico: anziché essere intimorito dalla presenza del peggior herrcar-rit nemico della sua razza, si diverte a perseguitare e torturare la povera gatta, anche a suon di mattoni che invariabilmente colpiscono Krazy Kat e altrettanto puntualmente gli assicurano un posto in gattabuia, verrebbe da dire. Ma anche dietro le sbarre il tenace Ignazio non cessa di esprimere il suo odio-amore per Krazy Kat. Le vicende degli animali diventano una serie a se stante il 28 ottobre 1913. Queste storie sono state disegnate da George Herriman per alcuni decenni e le avventure dell’insolito terzetto si sono concluse con la sua morte, nel 1944, perché nessun altro autore ha voluto continuare questa saga poetica, unica e irrepetibile. Nato nel 1880 a New Orleans, Herriman abbandonò nel 1901 la panetteria del padre fornaio per andare a New York a cercare lavoro nel campo del disegno. Qui fu aiutato da William Randolph Hearst – uno dei padri del giornalismo americano – che ne aveva intuito le qualità artistiche e nel 1908 lo assunse al N.Y. American Journal. Le storie di Krazy Kat, kipdraw ambientate nella lunare contea di Coconino in Arizona, hanno rappresentato un fenomeno unico nel mondo del fumetto, pari forse solo a quello onirico di Little Nemo. Pur non avendo mai raggiunto la diffusione di altre strisce famose (negli anni Trenta, per esempio, i fumetti di Blondie apparivano su un migliaio di quotidiani, mentre quelli di Krazy Kat appena su 35, ed Herriman era pagato la metà dei suoi colleghi), le storie di Krazy Kat rappresentano il più riuscito tentativo di sposare il fumetto con la poesia, la realtà possibile con l’utopia sperata. Prima di Krazy Kat il fumetto traeva dalla cronaca gli spunti per il suo messaggio. Con Krazy Kat il discorso, più umoristico che critico, assume una dimensione poetica e surreale, a tratti demenziale: la gatta innamorata, insomma, considera i mattoni che le lancia il topo Ignazio altrettanti messaggi d’amore… “pietrificati”. Nella sua semplicità non riesce a vedere la violenza sempre presente nella società: per lei l’amore e la vita possono esprimersi anche con i mattoni. Ma altri, come il cane Offissa Pupp, la pensano diversamente, e il povero Ignazio finisce dietro le sbarre a meditare sull’amore e sull’incomprensione degli uomini. (Articolo di Carlo Scaringi)

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