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TANTO PER RICORDARE IL SALONE

di Rinaldo Traini

zoom inUna giorno dell’aprile del 1966, credo fossero le otto del mattino, Romano mi telefonò per dirmi: “vado a Lucca, il Sindaco vuole parlarmi dell’opportunità di organizzare il 2° Salone dei Comics in quella città. Vuoi venire?”. Tentai qualche obiezione: “Sai il mio lavoro… ho degli impegni… come faccio a squagliarmi senza preavviso? E poi, Nanda (la mia paziente consorte) che dice?” Romano fu perentorio: “Vuoi venire? Oppure ci vado da solo”. Un’ora dopo eravamo in viaggio sull’autostrada in direzione di Lucca. Mi è restato sempre il dubbio che questo viaggio verso la città toscana, con le opportunità che ne seguirono, mi fosse stato offerto non solo per le mie conoscenze sulla storia del fumetto, ma che avessero giocato anche altri fattori quali il desiderio di Romano di non affrontare il viaggio da solo o le comodità della mia nuova fiammante “Giulia 1300”.

Il racconto di questo episodio, che avrebbe avuto grandi conseguenze, anche nella mia vita, faceva da seguito, a circa un anno di distanza, ad una delle tante sensazionali iniziative partorite dall’immaginazione di Romano Calisi, giovanissimo professore dell’Università di Roma, docente presso la Facoltà di Pedagogia, assistente del mitico Luigi Volpicelli incontrastato “barone” di quella struttura che a quei tempi accoglieva gli studenti provenienti dal corso di “magistero” o da altre facoltà di indirizzo e che laureava in genere i futuri insegnanti di lettere della scuola italiana. Infatti Romano Calisi con l’appoggio dell’illuminato Volpicelli già da qualche anno aveva inaugurato nella Facoltà di Pedagogia, a quei tempi collocata a Piazza dell’Esedra, una particolare sezione dedicata alle comunicazioni di massa che approfondiva, tra l’altro, la ricerca e lo studio sul “fenomeno fumetto”. Questa iniziativa rivoluzionaria, a quanto ne so, era assolutamente unica al mondo per l’epoca. In questo quadro la Facoltà aveva istituito un “Archivio Internazionale sulla Stampa a Fumetti” che aveva l’intento di archiviare e classificare tutte le pubblicazioni del genere con particolare riferimento a quelle italiane. La Facoltà in coerenza con questo progetto aveva avviato una serie di incontri e di simposi universitari per affrontare il fenomeno internazionale della produzione a fumetti sotto il profilo storico, antropologico, pedagogico, sociologico, psicologico, estetico e del linguaggio. Alle intenzioni seguirono i fatti perché dal 1961 al 1965 la Facoltà pubblicò una serie di interventi da parte di docenti universitari italiani e stranieri sul tema fumetto e arrivò perfino a dedicare all’argomento i numeri speciali de “I quaderni di Pedagogia”. Gli studi condotti dal gruppo di Calisi fecero rumore nell’ambiente universitario, e suscitarono pure malumori, perché fino ad allora il fumetto era stato considerato piuttosto un sottoprodotto culturale che non un mezzo di comunicazione degno di attenzione critica e scientifica, pari al cinema, la televisione o la narrativa scritta.

I tempi quindi sembrarono a Romano Calisi maturi per organizzare a Bordighera, ridente cittadina della “riviera” ligure, il 21 e 22 febbraio del 1965 un grandioso “simposio” di carattere universitario sul tema dei “comics” (la definizione americana delle pagine a fumetti). Tant’è che l’iniziativa prese il nome di: 1° Salone Internazionale dei Comics.

Il successo fu strepitoso. Accorsero al “meeting” giovani intellettuali, in maggioranza di estrazione universitaria, ma anche giornalisti e studiosi della comunicazione, che proposero al pubblico presente, ma soprattutto a quello che leggeva i resoconti che la stampa di tutto il mondo aveva dedicato all’evento, un’ analisi storica del mondo dei comics completamente revisionata rispetto ai giudizi negativi del passato. Attraverso una serie di relazioni e di dibattiti fu portato per la prima volta alla ribalta internazionale il ruolo avuto dai comics nella società moderna e soprattutto come questo moderno mezzo di comunicazione poteva rappresentare un test validissimo, insieme ad altri, per conoscere meglio le tendenze e gli umori delle vaste masse di lettori che ne rappresentavano la sconfinata platea non solo giovanile. Raccolse consensi la mia mostra storica dedicata ai comics; seppi solo dopo che era stata la prima in Europa a trattare in modo organico la storia dei comics ed una delle prime al mondo.

Lucca ci accolse con la sua placida bellezza: era una città che già conoscevo ma non immaginavo quanto questo luogo sarebbe stato importante per la mia vita. L’incontro con il Sindaco, Giovanni Martinelli, mi offrì un’altra sorpresa: il personaggio non aveva certo l’aspetto tradizionale del politico come lo immaginiamo ed ebbi subito l’impressione che possedesse una perspicace intelligenza e che fosse un profondo e attento conoscitore di uomini. Mi fu poi raccontato che era un medico molto apprezzato per le sue qualità umane e per quelle professionali. Martinelli a quei tempi dimostrava un’età imprecisata tra i quaranta e i cinquant’anni. Parlava poco e ascoltava con attenzione gli interlocutori anche se talvolta dava l’impressione di assentarsi e di pensare ad altro. Spesso masticava un corto bocchino nero nel quale si intuiva avrebbe sistemato, prima o poi una sigaretta. E così faceva: ne tirava fuori una che con cura tagliava a metà. Una parte la sistemava nel bocchino e l’altra la riponeva per la prossima fumata. Accendeva il suo mozzicone e affrontava con determinata bonomia soddisfatta i problemi che gli venivano proposti. Fui affascinato dal colloquio del Sindaco con Calisi al quale assistetti. Nell’arco di pochi minuti fu decisa la data del 2° Salone e approvato il programma che Romano aveva compilato durante il viaggio anche seguendo i miei improvvisati suggerimenti. Deciso il destino del “Salone dei comici”, che si sarebbe spostato da Bordighera a Lucca, il Sindaco ci portò ad ammirare le bellezze della “sua” Lucca. Notai che Martinelli adorava la sua città e che i luoghi che ci portava a visitare erano le tappe del suo innamoramento probabilmente iniziato negli anni più verdi. Ci confidò di aver dato vita ad un gemellaggio internazionale con altre città europee cinte di mura come Lucca e di aver posto le basi per un museo dedicato alla cinta muraria della città. Trasportato dall’entusiasmo, sempre pacato ma pieno di fervore, ci disse di essere disponibile a tutte quelle iniziative che potevano promuovere la sua città a quei tempi un po’ fuori dagli itinerari turistici. Ecco perché aveva subito creduto nel Salone anche se resto convinto che non gli fosse ancora molto chiaro cosa fossero i “comics”. Resta il fatto che quel giorno per suo merito, e certamente anche per la sfrontatezza di Romano e magari anche della mia, fu presa la decisione che avrebbe trasferito nella città di Lucca una manifestazione che sarebbe diventata celeberrima nel mondo e che avrebbe fatto scuola per altre similari iniziative.

La data del 2° Salone Internazionale dei Comics fu fissata per il 24 e 25 settembre del 1966. Il “Teatro del Giglio” viene destinato ad ospitare le tavole rotonde e il baluardo “San Regolo” accoglie le mostre espositive. Fu proposta un’analisi del fumetto italiano dal 1930 al 1950 (compreso quindi il periodo “fascista”), fu aperto un dibattito sulla censura, si dette vita all’analisi comparativa tra comics e cinema. Promosso dal quotidiano romano “Paese Sera”, fu bandito un concorso per “un nuovo personaggio a fumetti”. Fu dato ampio spazio ai fumetti brasiliani e la rivista “Comics” diventò l’organo ufficiale della manifestazione. Fu inaugurata una “mostra mercato” aperta oltre che agli editori partecipanti anche ai collezionisti e all’antiquariato. Anche se in tono minore rispetto alla smagliante prima edizione di Bordighera la nuova sede di Lucca dette subito l’impressione di poter diventare la casa ideale per i comics o perlomeno per quella schiera di entusiasti che tenevano in piedi l’iniziativa.

Il questa occasione il mio ruolo fu quello di principale collaboratore di Romano e mi fu affibbiata la pomposa qualifica di Vice Direttore (il Direttore naturalmente era Calisi).

Il Salone comunque aveva assunto ormai una sua definizione e una specifica funzionalità: svolgere un ruolo di ricerca sistematica sul fenomeno fumetto e di valorizzazione di quelle opere fumettistiche che per lo spessore narrativo, la rappresentazione grafica e per l’impegno contenutistico primeggiavano sulle altre. Ne conseguiva che l’interesse del gruppo che dava vita all’iniziativa risultava indirizzato soprattutto sulla ricerca storiografica e sull’analisi critica e scientifica dei comics e sulla valorizzazione di quegli autori che più di altri avevano dato prova valente di rappresentare o anticipare al meglio il costume, il linguaggio e le attese della società contemporanea. Una impostazione che resterà per molti anni la filosofia del Salone anche nelle edizioni smaglianti del grande successo internazionale.

Il 3° Salone dei Comics si svolse il 30 giugno, il 1 e il 2 luglio del 1967. Quindi tre giorni, invece dei due delle passate edizioni, di incontri e di dibattiti a conferma dell’intenzione di rendere sempre più corposa la manifestazione. Nascono i premi di Lucca: la “Torre Guinigi” (dal nome di un’antica casata il cui torrione svetta sulla città), un’iniziativa forse necessaria, ma sicuramente foriera di grandi polemiche. La rivista “Comics” si trasforma in un catalogo che ha il merito di far conoscere Guido Buzzelli e di proporre una rilettura delle strisce quotidiane di “Mickey Mouse” degli anni’30. La Tavola Rotonda acquisisce una struttura meno divagante: dalle sue sezioni un risultato molto valido l’ottiene quella storiografica dedicata al tema della “guerra nei comics”. Il tema dei “fumetti per adulti” è sviscerato con dovizia di documenti mentre il nuovo genere farà discutere a lungo anche negli anni successivi. Il Salone rende omaggio ad alcuni nomi del fumetto italiano degli anni eroici e David Pascal fa scoprire la nuova ondata dell’”underground” americano. Comunque il programma è ricco di iniziative e lo spessore degli interventi è estremamente qualificato.

Il 4° Salone Internazionale dei Comics si svolge il 16 e 17 novembre 1968 (un ritorno alle edizioni “povere” condotte in soli due giorni) e il fatidico “sessantotto” regalerà anche alla manifestazione lucchese la contestazione, in questa occasione portata avanti dagli operatori del settore capeggiati da Pier Carpi. Comunque il “Corriere dei Piccoli” celebra il suo sessantennio ed il Salone lo ricorda in pompa magna. Il tema centrale dell’edizione è quello dei miti e dei pregiudizi che la stampa a fumetti si porta appresso. Ne discutono i congressisti nella Tavola Rotonda e se ne appropria il pubblico visitando la mostra allestita al baluardo “ S. Paolino”. Il “maggio” francese suggerisce dunque una contestazione, forse non pertinente, ad opera degli autori e dei professionisti del settore. L’obiettivo delle doglianze è la presenza dei docenti universitari e degli specialisti che vengono accusati di occuparsi troppo di “cultura” e troppo poco della promozione delle iniziative editoriali (naturalmente di quelle che dimostrano maggiore aderenza al mercato). Una piccola rivolta che, forse senza volerlo, tenta di stravolgere le finalità istituzionali del Salone che vorrebbero invece restare quelle della cultura e dell’analisi critica. Seguendo i dettami della moda del tempo vengono eliminati i premi e si costituiscono assemblee per organizzare e suggerire gli argomenti per il futuro. I collezionisti si radunano in conclave mentre i fedelissimi di “Tarzan” tessono le lodi per Burne Hogarth e per le sue inimitabili creazioni. L’”Almanacco Comics 1968”, catalogo della manifestazione, da me curato, pone in primo piano il nome dimenticato o ignorato di Ub Iwerks co-creatore di Mickey Mouse e poi responsabile in prima persona di tanta produzione animata. Il concorso di “Paese Sera” lancia Bonvi e Schiaffino.

L’edizione del ’68 ha generato una serie di eventi anche all’interno dell’organizzazione. Nasce “Immagine-Centro di Studi Iconografici” una organizzazione culturale privata patrocinata dall’Università di Roma alla quale aderiscono i componenti del gruppo storico che ha dato vita al Salone e che ha la funzione specifica di promuovere il cartooning con una serie di iniziative e soprattutto di organizzare il Salone dei Comics che ha ormai la sua sede stabile a Lucca. Romano Calisi, fondatore di “Immagine”, assume un prestigioso incarico per conto dell’UNESCO e parte per l’Etiopia. Il Salone rimane senza direttore e, indovinate un po’, dopo una serie di consultazioni alle quali partecipano anche Martinelli e Volpicelli vengo nominato Direttore. Una designazione che solletica la mia vanità, ma che scarica sulle mie spalle, lontano Romano Calisi, una grande responsabilità. Le difficoltà sono enormi: dopo la quarta edizione, quella della contestazione, pochi ormai credono che il Salone abbia un futuro. I finanziamenti da parte del Comune (che è ormai restato l’unico promotore della manifestazione, a parte il ruolo patrocinante dell’Istituto di Pedagogia dell’Università di Roma) sono in dubbio. Comunque dopo un incontro con il Sindaco Martinelli, che mi offre tutto il suo appoggio, mi metto al lavoro e con l’aiuto dei soliti amici di sempre fra i quali spiccano Claudio Bertieri ed Ernesto G. Laura e di altri volonterosi che diventeranno le colonne del Salone, introduco nei programmi tutte quelle modifiche che il piccolo comitato suggerisce. Intanto la data: i primi giorni di novembre sembrano i più adatti per usufruire della sovrapposizione di varie festività (e il periodo resterà negli anni sempre quello), una grafica omogenea per tutta l’iniziativa, l’assegnazione dei premi da parte di una giuria internazionale, la suddivisione dell’attività culturale in tre sezioni (quella didattica, quella strettamente scientifica e infine quella divulgativa), i programmi cinematografici (strutturati in stretta sintonia con le varie iniziative), le esposizioni sulle quale saranno concentrati sforzi anche economici per offrire una documentazione ineccepibile arricchita da una cornice spettacolare e coreografica e infine la destinazione di un’area commerciale (per ora collocata nell’ingresso del Teatro del Giglio) aperta alla partecipazione degli editori e degli operatori del settore.

Il 5° Salone Internazionale dei Comics (denominato sinteticamente Lucca 5) si svolse nel 1969 nei giorni 1, 2 e 3 novembre e nonostante le tante novità ebbe un grande successo rappresentando la base di partenza per le edizioni che seguirono e che andarono assumendo anno dopo anno la configurazione di un vero e proprio festival.

Il Salone ricorda con una mostra spettacolare l’arrivo dell’uomo sulla luna: un ampio ripasso riservato alle precognizioni di illustratori e “cartoonist”. Il riassestamento organizzativo offre nuovo impulso alle mostre espositive: si ordinano due personali di autori italiani (uno del passato e uno dell’oggi), si ricordano gli umoristi, si tessono rapporti più stretti con gli altri mezzi di comunicazione. Il cinema sopratutto, ben più presente che in passato, è ormai avviato a svolgere insieme ai comics un ruolo che diventerà sempre più importante e l’arte figurativa, con un’azione dipinta di Gianpistone: “Il continente uomo”, svolge una funzione non secondaria che in futuro allargherà le tematiche del Salone anche all’illustrazione. Claude Moliterni e Pierre Couperie avviano la serie dei loro “montaggi sonorizzati”, un nuovo modo per leggere i fumetti sullo schermo e renderli anche spettacolari. Nasce il “premio della critica” per un’opera saggistica e l’”undergound” USA ha ancora il suo momento magico.

Il 6° Salone Internazionale dei Comics (Lucca 6) seguì i suggerimenti dell’edizione precedente replicandone lo schema organizzativo, che aveva già assicurato consensi e successo. La manifestazione si svolse nei giorni 31 ottobre, 1 e 2 novembre del 1970. Seguendo una mia personale convinzione decisi di dare un “carattere” ai premi del Salone. Mi sembrò che per varare un premio che fosse Lo Yellow Kid, l'ambito premio che veniva assegnato dal Salone Internazionale dei Comicsl’”Oscar” del fumetto nessun altro personaggio avrebbe meglio potuto prestare il suo nome all’erigendo premio (che sarebbe potuto diventare caratteristico del Salone) se non Yellow Kid. Nacque così la statuetta che avrebbe accompagnato per anni tante decisioni delle giurie, anche discusse, e che fu realizzata da un valente orafo romano che si ispirò alle tavole domenicali di Outcault. Ma la sesta edizione portò altre novità: dopo quelli italiani sono di scena gli umoristi cubani una scuola che finirà per lasciare il segno in tutta l’area occidentale. L’interesse verso i vari aspetti del “cartooning”, del quale i comics sono solo un aspetto, s’allarga con ampio spazio d’orizzonte al cinema di animazione di casa nostra. Le opere di Bozzetto, Luzzati, Manfredi, Gomas, Bignardi, Zac, Cingoli, Zanotti, Cavandoli, Campani, Massimino-Garnier, Piccardo ed altri pongono le premesse per un obbligatorio ampliamento dell’incontro al cinema passo-uno. Alcune esperienze televisive avvertono che un nuovo medium sta per entrare in gioco: il tema attuale delle cine e videocassette è affrontato in una sezione particolare della Tavola Rotonda. L’”Insolito” e la crisi della famiglia tengono banco nei dibattiti e nelle comunicazioni, ma intanto acquistano rilievo i rapporti delle delegazioni nazionali (ben dodici) sulla situazione della produzione fumettistica nei singoli Paesi.

Dal 1964 al 1970 il Salone era stato organizzato nella Segreteria di Romano Calisi in Via Torino nei locali distaccati della Facoltà. Con le accresciute necessità che l’aumento della popolazione universitaria imponeva la Segreteria del Salone, che era composta all’origine di quattro lussuosissime stanze, si era andata restringendo ad una cameretta che era quasi, per dimensione, lo stanzino delle scope. Eppure in quel localetto avevo organizzato due edizioni favolose. Ma nel 1971 l’attività connessa al Salone si era fatta più complessa e quindi affittai a mie spesse un magnifico ufficio, disadorno in verità, in Via Flavio Domiziano nella zona di Via Cristoforo Colombo. Mi aiutarono ad arredarlo la professoressa Tarroni che mi fece arrivare una camionata di mobili smessi dell’Università e mia moglie Nanda che mi regalò, a parte tante altre cose, una magnifica e imponente scrivania (evidentemente da direttore) che sarebbe stata più adatta se sistemata in uno studio notarile. Comunque nella nuova sede organizzammo il Salone dal 1971 al 1992.

Il 7° Salone Internazionale dei Comics (Lucca 7) si svolse nei giorni del 29, 30 e 31 ottobre e il 1 novembre del 1971. Come si vede la manifestazione si protrae per quattro giorni a dimostrazione dell’impegno dei collaboratori ma anche del Comune che è disponile ad incrementare il proprio finanziamento perché ha riscontrato, a parte l’ottima qualità delle iniziative, il grande contributo che il Salone offre alla promozione della città. Comunque con questa edizione si chiude un ciclo iniziato con Lucca 5. Le tre edizioni hanno dimostrato la vitalità della manifestazione ma soprattutto le grandi prospettive che si aprono per l’adesione entusiastica delle rappresentanze internazionali. Comunque anche in questa edizione vengono avviate delle novità: si ridimensiona la Tavola Rotonda. Ad una approfondita ricerca internazionale, patrocinata dall’”UNESCO” (“Comics, arti figurative e spettacolo”) pubblicata per l’occasione, fanno riscontro gli “incontri/dibattiti” con gli Autori e gli Editori e l’annuale “Rapporto internazionale sulla stampa a fumetti”. Quest’ultima sezione obbliga i relatori ad abbandonare il modulo della chiacchierata per approntare più vivaci interventi audio-visuali. Mentre si celebrano i “settantacinque anni dei comics” e i “cento anni del settimanale umoristico Il Travaso delle idee”, una mostra fa il punto tra i fumetti e i diversi temi legati alla montagna. Il disegno animato acquista terreno, offrendo una rassegna internazionale delle opere esposte in precedenza all’incontro di Busto Arsizio: è l’anticipo della sua istituzionalizzazione. Il “Teatro del Giglio” che nelle due precedenti edizioni ha accolto nel suo atrio alcuni editori ha offerto anche i piani superiori ad una Mostra Mercato che ha ospitato una trentina di espositori. Il successo di pubblico all’iniziativa suggerisce una organizzazione del settore più specifico.

Puntualmente nell’edizione successiva si aprono le porte ad una vera rivoluzione. Il cinema di animazione entra a tutto titolo nel Salone; ma non saranno le uniche novità: un padiglione presso- statico, su progetto dell’”Arcoquattro”, eretto nella Piazza Napoleone, ospita gli espositori, i collezionisti e le organizzazioni culturali in una cinquantina di stand. E’ un pugno nell’occhio anche per i cittadini di Lucca che si ritrovano parte della grande piazza occupata dai comics.

L’8° Salone Internazionale dei Comics e del Cinema di Animazione (Lucca 8) si svolge dal 29 ottobre al 4 novembre del 1972. Dunque sette giorni dei quali il 29, 30 e 31 ottobre sono dedicati al Salone del Cinema di Animazione, il giorno 1 novembre all’apertura della Mostra Mercato e alla presentazione delle delegazioni straniere dei comics al Teatro del Giglio e i giorni 2, 3 e 4 novembre al Salone dei Comics. Come si vede una struttura complessa che pretende uno sforzo organizzativo di prim’ordine e soprattutto un forte impegno finanziario che il Comune si assume per intero (acquistando anche la grande tensostruttura pressostatica). E’ l’inizio di un altro ciclo e di una formula (cinema di animazione e comics separati in due diverse sezioni) che, guarda caso, si protrarrà anche questa volta in tre diverse edizioni. Comunque la partecipazione di studiosi e di autori è ormai massiccia. Le stesse strutture alberghiere della città fanno fatica a contenere gli ospiti, ma soprattutto le migliaia di visitatori che accorrono da tutta Italia ma anche dall’Estero. La forza della manifestazione, a detta di tutti, è di aver coniugato l’impegno culturale alla promozione degli autori e dei prodotti grafici di qualità. Gli editori non sempre sono soddisfatti dell’indirizzo che il Salone persegue e vorrebbero che la manifestazione, più che guardare ai contenuti e alla forma delle opere, desse risalto alle tirature e all’organizzazione editoriale. Ma sono critiche solo mormorate perché ormai il successo della manifestazione segue un crescendo tumultuoso. Certo molte disfunzioni dovranno essere eliminate e alcuni comparti saranno in futuro messi a punto. La stessa scelta (fatta anche per ragioni economiche) di tenere separati cinema d’animazione e comics, non è tra le più felici perché la filosofia dell’iniziativa è proprio quella di mettere a confronto autori ed opere di diverse discipline. Ma come vedremo anche questa separazione verrà superata non appena i tempi saranno maturi. Dunque il cinema d’animazione entra in cartellone: la prima “mostra storica del cinema disegnato spetta alla Bulgaria” , le “personali” a Yoji Kuri, Raoul Servais e Nino Pagot. A contorno il “Fritz” di Crumb, un “ricordo di Fleischer” (scomparso da poco) ed una rivisitazione dell’opera scritta e disegnata di Dino Buzzati. Una grande novità è rappresentata dalla presenza al Salone di una rappresentanza dell ‘ASIFA, la grande organizzazione internazionale che associa i produttori e gli autori di cinema d’animazione di tutto il mondo (una presenza foriera di prestigiosi riconoscimenti per “Lucca”). Mentre le “Sturmtruppen” salgono in palcoscenico, e divertono anche in versione teatrale, gli esperti indagano il settore del fumetto “nero”, dieci anni dopo la nascita di Diabolik. Se la “mostra di Dragic” salda definitivamente il rapporto cinema animato-comics, la televisione accampa sostanziosi diritti con una serie di incontri che testimoniano la notevole varietà delle proposte: “Mille e una sera”, “Gulp”, “Gli Shadock”, “Tac au Tac”, seriali come “Jeff Hawke”, film come “Tintin”. Nasce lo “Yellow Kid, una vita per il cartooning” e giustamente viene assegnato a Hergé. Il successo, anche per la ricchezza dei programmi, fatti di cento iniziative, è straordinario. Veramente “Lucca” è ormai al centro dell’universo dei comics.

Tra l’ottava e la nona edizione accade un fatto che avrebbe potuto influire negativamente sul proseguo del Salone. Il Sindaco Martinelli viene sostituito da un altro “politico” dello stesso partito: Mauro Favilla. Di solito questi cambiamenti sono motivo di disgrazie per le manifestazioni che hanno legato i loro successi all’impegno del precedente capo dell’amministrazione. Mi avviai quindi all’incontro con il nuovo Sindaco con molte preoccupazioni. Il nostro gruppo aveva usufruito fino ad allora di una grande libertà nell’elaborazione dei programmi. Inoltre la manifestazione aveva utilizzato finanziamenti in crescendo che avevano permesso anche le iniziative più ardite. Mi trovai davanti ad un gentiluomo che ascoltò con attenzione i programmi futuri e i consuntivi dell’attività svolta. Alla fine mi disse: “Traini, vada avanti come ha fatto fino ad ora”. Uscendo dal suo ufficio mi sembrava di sognare e sul treno al mio ritorno a Roma mi chiedevo quale altra città italiana aveva avuto la fortuna di avere sul più alto seggio amministrativo due persone così lungimiranti. Questa fiducia ci obbligava però a raddoppiare il nostro impegno e i nostri sforzi a fare sempre meglio.

Il cambio a Palazzo Orsetti comportò anche il rimpasto della Giunta. Nuovo Assessore alla Cultura fu nominato Davide Rovai, un direttore di liceo che guardava al Salone con molta circospezione. Non fu facile conquistare la sua stima che ci fu concessa solo dopo molti esami. Ma dopo la mia e la nostra promozione Davide diventò un sincero alleato del Salone (come Martinelli e Favilla) e al suo appoggio si deve, fra gli altri, se il Salone finì per toccare livelli di fama inimmaginabili.

In quello stesso anno avviene un altro cambiamento che ci riguardava molto da vicino. Il Professor Luigi Volpicelli va in pensione e lascia la cattedra della Facoltà di Pedagogia al Professor La Porta che aveva fama di essere uomo molto rigido e niente affatto propenso a permettere nell’ambito della sua facoltà iniziative che non fossero quelle canoniche. Se volevamo usufruire dell’appoggio dell’Università di Roma e della collaborazione della professoressa Evelina Tarroni che nell’ambito della facoltà dirigeva l’”Istituto superiore per le comunicazioni di massa” avremmo dovuto avere l’appoggio della nuova dirigenza. Preparai, pieno di dubbi, una circostanziata relazione sull’attività svolta nel Salone in rapporto soprattutto con le iniziative di accertato valore scientifico (una documentazione che comprendeva decine di relazioni tenute dai congressisti in otto edizioni della manifestazione) e consegnai il “dossier” alla segreteria del professor La Porta che un mese dopo mi mandò a chiamare. Per natura non sono pessimista, ma questa volta non ero certo che l’Università ci avrebbe rinnovato il suo appoggio. Il Professor La Porta invece mi accolse con molta condiscendenza e fece le lodi per la nostra attività. Chiese che tutta la documentazione delle future edizioni fosse inviata in Facoltà per essere inclusa nella biblioteca che veniva messa a disposizione degli studenti e rinnovò l’appoggio al Salone dell’ Istituto e dichiarò che avrebbe appoggiato il patrocinio preso il Ministero. Un’altra piccola vittoria che però ci caricava di altre responsabilità.

Dopo l’ottavo Salone era chiaro che la manifestazione andava ormai assumendo una dimensione che ci obbligava, nella realizzazione dei programmi, di ascoltare i suggerimenti delle delegazioni internazionali ma anche di quegli operatori, o gruppi di lavoro, che avevano titoli per assumersi la responsabilità di curare le singole sezioni di ricerca. Fu quindi deciso di dare vita ad un “meeting”, con sede a Lucca, che valutasse tutte le proposte di collaborazione che il Salone andava ricevendo e che potevano arricchire i programmi che Immagine elaborava. La riunione fu fissata per la fine di febbraio, quindi in un periodo abbastanza in anticipo sullo svolgimento della manifestazione, convocata da “Immagine”, che era in effetti il comitato organizzatore del Salone, e con la partecipazione degli studiosi o dei rappresentanti delle associazioni culturali che avevano fatto pervenire proposte per iniziative culturali (mostre, rassegne, partecipazioni, ecc.) da inserire nei programmi dell’imminente manifestazione. La “Lucchetta”, così fu definita per distinguerla da “Lucca” (ormai il Salone era così definito) dette frutti estremamente positivi. Con la collaborazione delle migliori “teste d’uovo” del cartooning venivano messe sul tavolo una serie di proposte che venivano sottoposte al vaglio del comitato organizzatore e quelle più stimolanti approvate e assegnate per la realizzazione al proponente come curatore dopo aver definito le caratteristiche tecniche dell’iniziativa. Alla chiusura della “Lucchetta” veniva prodotto il programma definitivo della manifestazione che si sarebbe realizzata a novembre e ciascuno partiva per le proprie sedi con i compiti assegnati nel dettaglio. Il “Programma” ufficiale veniva diffuso il giorno successivo alla chiusura della “Lucchetta”. Fino al 1992, cioè alla diciannovesima edizione del Salone, queste furono le modalità che accompagnarono la stesura dei programmi. Naturalmente alla segreteria spettava l’onere di realizzarli e coordinarli organizzando i viaggi all’estero dei curatori che avrebbero dovuto incontrare gli autori ai quali erano state intitolate le mostre, selezionare i materiali, prendere accordi per le partecipazioni. Inoltre un altro gruppo doveva partecipare ai vari “festival” internazionali di cinema d’animazione per selezionare i film prevedendo, quando possibile, la partecipazione degli autori, o prendere accordi con le cinematografie straniere per assemblare le rassegne storiche nazionali. Come si vede un lavoro colossale, realizzato in economia (i compensi erano ridotti all’osso ed erano di fatto solo dei rimborsi spese) ma i cui frutti si sarebbero tutti visti nel corso della manifestazione.

Il 9° Salone Internazionale dei Comics e del Cinema di Animazione (Lucca 9) si svolse dal 28 ottobre al 3 novembre del 1973 quindi ancora per sette giorni dei quali i primi tre ospitarono gli Incontri di Animazione e gli ultimi tre gli Incontri dei Comics. La novità fu rappresentata dall’apertura per tutti i sette giorni della Mostra Mercato con lamentele per gli espositori che si vedevano costretti ad un lungo soggiorno se volevano essere presenti per tutto il periodo. Con l’incremento degli affari queste rimostranze però andarono scomparendo. Fu ancora un successo e i risultati si ebbero al momento dei consuntivi. I Supereroi dominano incontrastati il Salone: li discutono nella Tavola Rotonda, li raccontano i grandi autori americani, li passano in rassegna un po’ tutti in una squillante e fantasiosa mostra ai Baluardi. C’è comunque altro da vedere e rimeditare: i “novant’anni di Pinocchio”, i “cinquant’anni della produzione Disney”, la curiosa “storia delle dispense avventurose”, la lunga “vita artistica di Sergio Tofano”. Il cinema d’animazione, oltre al panorama italiano (per il quale nasce un premio-referendum della critica) offre primizie notevoli: “Cartoon Circus”, “Heavy Traffic”, “Mafalda”, “Crazy Cow-Boy”, e si istituisce il “Fantoche” per riconoscere l’attività critica di un esperto. Il “Nostalgia Day” è un appuntamento privilegiato per i “fans”, ma il Pallone pressostatico, sempre gremito, riconferma che il Salone è in continua espansione ed ha bisogno di sempre maggiore spazio. A Lucca nasce anche una scuola del fumetto e se ne possono valutare i primi risultati.

A Lucca si svolge per l’occasione anche un altro evento importantissimo: l’ASIFA (Associazione Internazionale del Cinema di Animazione) sceglie il Salone come sede per la riunione annuale del suo Consiglio Direttivo. Dunque dopo un solo anno di collaudo (nell’edizione precedente una delegazione ristretta aveva esaminato le capacità organizzative della manifestazione) la struttura del Salone Internazionale dei Comics e del Cinema di Animazione ha superato il vaglio severissimo della massima esponente rappresentativa del settore.

Il 10° Salone Internazionale dei Comics e del Film di Animazione si svolse a Lucca dal 28 ottobre al 3 novembre 1974 per sette giorni dei quali i primi tre dedicati agli Incontri di Animazione e gli ultimi tre agli Incontri dei Comics mentre la Mostra Mercato, sistemata ormai definitivamente nel “Pallone”, resterà aperta per tutto il periodo. La partecipazione internazionale si è andata moltiplicando. Il successo a livello mondiale richiama a Lucca editori e autori di tutto il mondo. I programmi sono ricchissimi di interventi e partecipazioni. Il “cartoon concert” di Bodè è uno strepitoso esempio di creatività , di perfezione professionale e di intelligente anticonformismo. Ma la vecchia guardia sa difendersi con lo humour sottile di Roy Crane, l’apparente sbadataggine di Will Eisner, la lucida senilità di Lotario Vecchi. Si parla di fumetti portoghesi, argentini, venezuelani, libanesi, tedeschi, brasiliani: i rapporti annuali hanno pienamente raggiunto il loro scopo di aggiornare la conoscenza delle nuove tendenze nazionali dei comics. La mostra delle “edizioni Vaillant” prova la serietà e la misura avventurosa di un’editoria specificatamente destinata ai giovani. L’inedito premio-referendum del pubblico non dimentica Rino Albertarelli. L’animazione ripesca un pioniere italiano (Jean Buttin) ed un’opera d’annata (“Nel paese dei ranocchi”), esemplare il “cinema educational canadese” e la maniera delicata di Deitch. Un saggio esemplare sull’arte “déco” di Geo Mc Manus non fa trascurare le tavolette naif del pittore Caroli esposte al Teatro del Giglio.

Dopo dieci edizioni del Salone gran parte dei presupposti che erano stati la molla prima dell’impegno erano ormai stati superati dai risultati. Si prospettava dunque una revisione “in toto” del telaio di idee sulle quali poggiava la manifestazione con un piano di riprogettazione che coinvolgesse sia gli aspetti formali che gli scopi istituzionali. La prima delle iniziative da prendere era quella di portare l’animazione e i comics a convivere fianco a fianco. Un’altra necessaria riforma, anche se formale, doveva essere quella di eliminare il “palco” sia per le conferenze che per le premiazioni. Dunque dalla nuova edizione tutto si svolgerà nella sala del Teatro del Giglio con la partecipazione attiva del pubblico e dei congressisti.

In occasione di questo ulteriore potenziamento del Salone il Sindaco mise a disposizione dell’organizzazione un giovane funzionario che a quell’epoca dirigeva l’Ufficio Stampa del Comune: Massimo Di Grazia. Fu un acquisto preziosissimo sia per il Salone che per l’efficienza della Segreteria. Avevamo finalmente un interlocutore responsabile al nostro interno che rappresentava il filo diretto con il Sindaco. Di Grazia diventò insieme ad altri una delle colonne della manifestazione. Nello stesso periodo, nel quadro del potenziamento della mia Segreteria, assoldai una giovane funzionaria della FAO che aveva una perfetta conoscenza di varie lingue alla quale affidammo l’Ufficio Ospitalità della manifestazione e finalmente ottimizzammo un settore nel quale non sempre avevamo dato ottime prove. Da quel momento tutto il mondo degli ospiti del Salone sapeva che c’era un solo angelo che poteva assicurare un giaciglio a Lucca nei giorni della manifestazione: Floriana Campanozzi.

L’11° Salone Internazionale dei Comics e del Film di Animazione si svolse dal 29 ottobre al 2 novembre 1975: dunque cinque giorni rispetto ai sette delle tre edizioni precedenti che non rappresentarono certo un’economia perché si andarono concentrando nei giorni delle manifestazione tutte le partecipazioni e soprattutto le ospitalità che rappresentavano un gravame finanziario molto impegnativo. La Mostra Mercato resterà aperta per tutto il periodo.

Un’eccezionale serata della “Lanterna Magica” si contrappone agli aggressivi grafismi di “Metal Hurlant”. Vecchio e nuovo s’impastano in un programma estremamente articolato: il “cartoonismo polacco” (fumetti, grafica, animazione) occupa un posto di rilievo, e lo merita. Come meritano attenzione i film animati sovietici e quelli delle diverse repubbliche dell’ URSS, un’anteprima, quest’ultima per gli schermi e gli esperti dell’occidente. Intanto l’anziano “Felix the Cat” si batte alla pari con i raffinati segni di “Belladonna”. Dennis Gifford prova a dimostrare la primogenitura dei comics britannici; i fumetti messicani raccontano la loro storia, quelli argentini esaltano l’eccellenza di alcuni artisti. Per i giovani s’aprono gli “spazi aperti” di un’esposizione libera. Il “Salone dell’auto a fumetti”, ai Baluardi , è un esempio di inedita promotion industriale; il “no al fascismo” dell’INDIM è la riprova di un convinto rifiuto. Aver miscelato in un solo grande festival internazionale i comics e il cinema di animazione procura la sollevazione dei “fumettari” che vedono nelle immagini animate un pericoloso concorrente. Anche questo rifiuto sarà solo momentaneo: negli anni che seguirono non ci sarebbe stata in Italia e all’Estero una manifestazione dedicata ai comics che non avesse come comprimario d’onore il cinema d’animazione. Ma come vedremo i rischi per il Salone sarebbero venuti proprio dalle organizzazioni italiane che raccoglievano alcuni autori di film di animazione che temevano che il comitato organizzatore del Salone avesse l’intenzione di varare una organizzazione nazionale che avrebbe potuto aderire all’ASIFA internazionale e rappresentare la cinematografia d’animazione italiana. Senza volerlo avevamo messo in allarme qualche “esperto” che sul cinema d’animazione voleva forse crearsi una carriera. Comunque questo pericolo prenderà corpo solo qualche anno dopo.

Il 12° Salone Internazionale dei Comics e del Film in Animazione (Lucca 12) si svolse dal 30 ottobre al 4 novembre 1976 dunque questa volta sei giorni di incontri, dibatti e proiezioni con la partecipazione di 32 Paesi e di 15 delegazioni internazionali. Sono presenti ufficialmente l’UNESCO, l’UNICEF, l’ICOGRADA, l’ASIFA a conferma del prestigio che ormai “Lucca” gode preso le grandi organizzazioni internazionali. Queste istituzioni partecipano ad un seminario su “Comics e cartoons come mezzi di comunicazione particolarmente adatti alla promozione dello sviluppo sociale nei Paesi emergenti”. Da un ricordo del “Bicentenario USA” alla scoperta del “cinema disneiano”: il Salone continua ad allargare i propri interessi e sempre più pressante s’avverte la presenza dell’”illustrazione”, in tutte le sue forme, da quella satirico-politica a quella pubblicitaria. Diversi programmi audiovisivi si sostituiscono alle più artigianali comunicazioni : gli autori si raccontano in prima persona; le canzoni di Forest fanno da sottofondo ad un autentico diluvio di immagini e ad un indovinato e curioso recital audiovisivo.

Ma qualche nuvola incombe sul Salone. Il successo della manifestazione ha scatenato, nemmeno in maniera tanto sotterranea, invidie, appetiti, rabbie e desideri di rivalsa. La più importante di queste reazioni viene dalla Regione Toscana che non perdona a Lucca, città tradizionalmente bianca, di rappresentare l’eccezione politica nella grande regione rossa. Ma soprattutto sembra intollerabile che il Comune di Lucca abbia promosso una manifestazione culturale e promozionale di grande risalto internazionale. Un pregiudizio che non tiene conto, per esempio, che la stragrande maggioranza dei membri di Immagine e dei collaboratori del Salone è di sinistra: unica eccezione il sottoscritto convinto liberal-democratico, dichiarato, fin dai tempi del liceo. Ma forse non si tratta di contrapposizione di schieramenti politici, ma piuttosto della tendenza che hanno le strutture burocratiche a voler occupare tutti gli spazi ritenuti proficui. Già a “Lucca 12” si è verificato uno scontro plateale tra il rappresentante della Regione, Ferrara, e gli uomini del Salone ai quali è stato rimproverato di aver invitato grandi organizzazioni internazionali senza informare i competenti uffici regionali. Un acceso battibecco, svoltosi al Teatro del Giglio davanti agli stupefatti rappresentanti internazionali, che sembrò spegnersi in pochi minuti, ma che invece era l’anticamera per successive “grane”. Infatti, a manifestazione conclusa, la Regione invitò ufficialmente il Comune ad una riunione collegiale durante la quale sarebbe stato indispensabile discutere le future politiche del Salone e soprattutto verificare i ruoli e le responsabilità dei singoli curatori. Era una vera intromissione nella manifestazione e rappresentava una “crisi” che andava gestita al meglio. Cominciarono nei primi mesi del 1977 interminabili riunioni per discutere i termini dell’organizzazione del futuro Salone. Capii subito che bisognava essere abili se volevamo portare a casa la pelle del Salone. Stetti al gioco delle “concertazioni” e i mesi passavano tra chiacchiere e proposte. Arrivati a giugno recitai candidamente che non c’era più tempo per realizzare la manifestazione. I programmi erano di là da venire e le delegazioni internazionali non si interessavano minimamente delle beghe politiche italiane (o toscane) e mi avevano fatto sapere che per quella edizione non se ne sarebbe parlato di partecipazioni. Né i baldi convitati alle riunioni fiume si erano minimamente preoccupati della faccenda dei programmi e della loro attuazione. Feci le proposte di cambiare la cadenza del Salone da annuale a biennale (e questo ci avrebbe permesso di concentrare i contributi di due anni in una sola edizione) e di affidare il decentramento dei programmi cinematografici alle strutture regionali. E’ opportuno ricordare che la selezione dei film veniva effettuata dalla commissione cinematografica del Salone (tutti membri di Immagine) e che il risultato era di ottima qualità presentando una rassegna dei migliori film d’animazione della produzione internazionale. Gli uomini della Regione, che erano poi quasi tutti operatori culturali, accettarono entusiasticamente la proposta che offriva loro la prospettiva di presentare una rassegna di cinema d’animazione di alta qualità a Firenze e in altre città della Toscana cooptando di fatto (loro credevano) la manifestazione lucchese. Naturalmente l’iniziativa ci procurò le rimostranze di alcune case di produzione perché spesso le pellicole, maltrattate da operatori improvvisati, subivano danni e in alcuni casi il Comune dovette rifondere le spese di stampa dei film perché le copie che avevamo restituito erano inutilizzabili. Inoltre il decentramento ci creò molti problemi organizzativi: dovevamo chiedere l’autorizzazione alle case produttrici per poter protrarre le proiezioni in tempi successivi alle date del Salone e in luoghi diversi dalla sede di Lucca. La nostra segreteria e il Comune di Lucca restavano comunque responsabili nei confronti delle case di produzione della buona conservazione delle pellicole e della loro restituzione; infine c’era la questione delicatissima dell’importazione temporanea dei film che era una concessione straordinaria che veniva concessa dai competenti ministeri e che prevedeva la restituzione dei film in tempi ragionevoli dopo la conclusione del festival. Ci eravamo cacciati in un difficile ginepraio, ma probabilmente era il costo da pagare per continuare in libertà l’organizzazione del Salone. Devo testimoniare che i responsabili comunali ci sostennero e affrontarono con pazienza tutta lucchese il lungo percorso delle trattative. Di fatto i tentativi di occupare il Salone cessarono negli anni successivi anche se fummo costretti ad attivare nei giorni della manifestazione un costosissimo apparato tecnico che aveva il compito di sbobinare le pellicole e di assemblarle per le rassegne del Salone. Contemporaneamente dovevamo smontare le “pizze” e allestire i programmi per il decentramento. Una vera fatica di “Sisifo” che fra l’altro impegnava tutto il nostro staff tecnico. In questo fummo aiutati dalla Ditta Frollini, che già assicurava la realizzazione delle proiezioni e delle registrazioni, che mise a disposizione l’occorrente (moviole da studio, avvolgipellicole a motore e contenitori in quantità).

Comunque il 13° Salone Internazionale dei Comics e del Film di Animazione (Lucca 13) si svolse da 29 ottobre al 5 novembre 1978 regolarmente secondo i canoni e le consuetudini già collaudate. A febbraio si era svolta la “Lucchetta”, nel corso della quale erano stati varati i programmi e alla fine di ottobre fu inaugurato in pompa magna il Salone che questa volta vedeva svolgere le sue tante iniziative in otto giorni e cioè da una domenica all’altra. La Mostra Mercato, ospitata sempre in Piazza Napoleone, ma in una tensostruttura più ampia, restò aperta per ben otto giorni. Il lunedì e il martedì furono occupati dalle inaugurazioni delle varie mostre collocate in varie sedi nella città (l’apertura delle mostre proseguiva anche il mercoledì, il giovedì e il venerdi) e lo stesso giorno di martedì 31 novembre alle ore 18 al Teatro del Giglio venivano aperti solennemente gli Incontri che comprendevano le tavole rotonde, i dibattiti, le interviste con gli autori, le proiezioni ed infine la premiazione con le assegnazione dei premi nella notte di sabato 4 novembre. Nella mattinata del 5, domenica, i congressisti sfollavano rientrando nelle loro sedi in Italia e all’Estero e finalmente nella serata, con la chiusura della Mostra Mercato, veniva dato l’arrivederci alla successiva edizione (due anni dopo) alle date già fissate.

La nuova cadenza biennale ha permesso la migliore articolazione dei programmi ed un ulteriore approfondimento dei temi da affrontare. Cade il “cinquantenario di Topolino” e lo si ricorda con disegni e immagini animate. Per l’occasione vengono ristampati diversi cortometraggi dell’epoca d’oro. La “Cineteca Griffith” integra il programma con rari documenti ed espone una “antologia dei pionieri e dei film a trucchi” , oltre ad una “rassegna del Superman in animazione”. Il “cartoonismo cubano e quello britannico” s’affiancano a quello “jugoslavo” per una esauriente indagine . Si accende il dibattito attorno alla “stampa satirica e di controinformazione”. Si esamina l’”animazione tedesco-orientale”. Nasce il “Caran D’Ache”, riconoscimento ufficiale per l’illustrazione e tocca a Karel Thole di aprire l’albo di prestigio del nuovo settore.

Il successo del Salone è straordinario e la stampa italiana e straniera e soprattutto le televisioni danno ampio risalto all’evento.

La grande partecipazione di pubblico alla Mostra Mercato impone di potenziare quest’area alla quale ormai partecipano tutti gli editori italiani ma anche molti stranieri. E sulla base di questa non prorogabile necessità viene messo all’ordine del giorno l’acquisto di una nuova grande tensostruttura che, collocata nella solita piazza, dovrà però espandersi su circa 700 metri quadrati ed ospitare un centinaio di stand.

La grande novità che nasce dall’esperienza del concluso Salone è che l’illustrazione ha troppe affinità con i comics e il film in animazione per non diventare il terzo protagonista, anche nella titolazione, della manifestazione lucchese che con questo nuovo acquisto ormai affronta il “cartooning” nella sua totalità.

Il 19 giugno mi raggiunge una notizia che mi addolora molto: è morto Giovanni Martinelli che io considero il padre della manifestazione lucchese. Mi mancheranno i suoi consigli pacati e la sua esperienza. Ad ucciderlo sono state le sigarette. Averle consumate a metà non gli era servito. Egli stesso un giorno in vena di confidenze mi aveva detto, guadando il bocchino e il mozzicone fumante: “Tanto lo so di cosa morirò”. Un esorcismo che non servì. Qualche anno dopo decisi di smettere di fumare e il ricordo di Giovanni Martinelli mi fu di grande aiuto. Capita di avere nel patrimonio della propria memoria alcune figure importanti: per me Giovanni Martinelli è una di queste.

Il 14° Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’Illustrazione (Lucca 14) si svolse dal 26 ottobre al 2 novembre 1980, per otto giorni, con le modalità già collaudate. La Mostra Mercato, aperta come la volta precedente per tutto il periodo usufruisce di una splendida nuova tensostruttura, che occupa metà della piazza, e di impianti standistici in gran parte rinnovati. Il Salone ospita oltre a un “Seminario sull’illustrazione tecnica e scientifica” una “Tavola Rotonda sui comics” che si propone di indagare le “politiche editoriali” degli anni ’80. Questa iniziativa , che si avvale della partecipazione internazionale di tecnici impegnati a fornire un quadro delle prospettive del settore, è una testimonianza di prima mano da utilizzare per una ulteriore analisi di tipo scientifico. Le rassegne cinematografiche vengono decentrate anche nella città e due sale cinematografiche, l’”Astra” e il “Centrale”, presentano una qualificatissima messe di cortometraggi alcuni già presentati ai festival di Annecy, Zagreb, Varna e Ottawa ed altri inediti di recente produzione. Numerosissime le presenze di autori ma anche di giovani esordienti a confermare il proposito del Salone di voler promozionare sempre più la figura dell’Autore, quale autonomo protagonista dell’espressività. A conferma di questa scelta il Salone ospita la riunione dell’AIAC (Associazione Internazionale Autori di Comics), con sede in Ginevra, e la prima assemblea dell’Associazione Italiana Illustratori costituitasi di recente a Milano. Riscuotono anche consensi la “rassegna del cinema di animazione ungherese”, l’”omaggio a Lotte Reininger”, la splendida “mostra degli autori argentini”, la “personale di Gustavino (Gustavo Rosso)”, la “personale di Ferec Pinter”.

Il 15° Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’Illustrazione (Lucca 15) si svolse dal 31 ottobre al 7 novembre 1982, per otto giorni, secondo il calendario collaudato nelle due precedenti edizioni. La Mostra Mercato resta aperta per otto giorni ma utilizza una nuova splendida capiente tensostruttura alla quale si affianca, sempre nella Piazza Napoleone un secondo padiglione, questo dedicato ad alcune mostre espositive tra le quali spicca: “Pecos Bill, un italiano degli anni ’50”. Il Salone conferma la sua filosofia con una serie di proposte: l’”incontro con il cartooning spagnolo”, una scuola che va producendo e confermando talenti di valore mondiale, l’”esposizione della grafica belga” (fumetti, caricature, umorismo) un’ampia rassegna storica che documenta il ruolo non secondario svolto da questa produzione in Europa, condizionando spesso anche la più celebrata scuola francese; la “personale di Pino Zac”, classico autore per il quale il Salone sembra fatto su misura: scenografo e cineasta, grafico e scrittore; la “mostra dedicata al fumetto algerino” , testimonianza di una produzione che si fa portatrice di messaggi e problematiche legati a tradizioni e realtà autoctone. Da non dimenticare poi la presenza di “Frigidaire” la nuova realtà del fumetto italiano, la “mostra antologica di Francesco Carnevali” e la “personale della produzione animata di Jury Norstein”.

Un caleidoscopio di iniziative che insieme a tante altre assicurano al Salone un successo strepitoso.

Ma conclusasi la manifestazione ci trovammo di fronte ad una nuova difficoltà. Per ragioni di opportunità ed anche di viabilità ma soprattutto per il parere sfavorevole del Comando dei Vigili Urbani e pare anche dei Vigili del Fuoco il Comune ci fece sapere che non sarebbe stato più possibile usare la Piazza Napoleone per sistemarvi i padiglioni della Mostra Mercato. Era un brutto colpo per l’immagine del Salone che ormai con il radicamento nel centro della città, al Teatro del Giglio e nella piazza Napoleone, aveva stabilito il suo punto di forza. L’unica struttura disponibile che avrebbe potuto ospitare la Mostra Mercato fu individuata nel Palazzetto dello Sport fuori delle Mura, in Via delle Tagliate, dove era possibile utilizzare, come area per sistemare gli stand, il “parterre” centrale e le ultime gradinate. Dopo tante titubanze ci mettemmo al lavoro e il progetto per la nuova Mostra Mercato uscì dalla segreteria di Roma che ormai rappresentava in centro progettuale di tutte le iniziative lucchesi. La soluzione era abbastanza choccante, anche per gli espositori, ma l’aspetto positivo era rappresentato dal fatto che per la prima volta la mostra commerciale del Salone veniva ospitata in una struttura stabile e non in un precario capannone che doveva essere montato all’occorrenza.

Dall’Etiopia ci giunge una ferale notizia: l’amico fraterno Romano Calisi, fondatore del Salone, è morto in una incidente d’auto mentre sta portando avanti una serie di ricerche in Africa per conto dell’UNESCO. E’ un duro colpo per gli amici che hanno condiviso con lui la straordinaria esperienza del Salone.

Il 16° Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’Illustrazione (Lucca 16) si svolse dal 28 ottobre al 4 novembre 1984. Ebbe la durata dei soliti otto giorni e il periodo fu scandito secondo la consolidata esperienza: per tutto il periodo restava aperta la Mostra Mercato, mentre l’inaugurazione degli Incontri avveniva nel pomeriggio di martedì (con la la presentazione delle delegazioni internazionale e dei programmi) e chiusura degli stessi nella serata di sabato con la solenne premiazione al Teatro del Giglio e conclusione del Salone nella serata di domenica. Nel frattempo Ernesto G. Laura, che ha dato fin dall’inizio un contributo di prim’ordine lascia la carica di Presidente del Salone (accetterà quella di Presidente Onorario). Gli subentra Max Massimino Garnier che nel suo ruolo di cineasta oltre che di autore apprezzato dovrebbe garantire il Salone nei confronti dell’ASIFA internazionale. Il sottoscritto resta Direttore anche se le troppe responsabilità e gli impegni si sono fatti sempre più gravosi. La grande novità è dunque rappresentata dalla collocazione della Mostra Mercato al Palazzetto dello Sport che dista comunque un paio di fermate di autobus dal Teatro del Giglio. Non sarebbe una gran distanza, Lucca si percorre piacevolmente a piedi, ma per chi era abituato a fare la spola tra un programma e l’altro dal Teatro alla Mostra il sacrificio è troppo grosso. Quindi può accadere che il pubblico della Mostra preferisca sostare nei padiglioni dove è esposta, per gli appassionati, ogni grazia di Dio, mentre i congressisti si sentano un po’ troppo confinati nell’area delle proiezioni e delle tavole rotonde. La partecipazione del pubblico comunque è in aumento e la città si riempie di visitatori che affollano ristoranti, alberghi e negozi. I programmi restano di ottima qualità anzi la quantità di partecipazioni è in netto aumento. Da ricordare: la “personale di Dino Battaglia”, il “ricordo di Hector G. Oesterheld” a cura della delegazione argentina, la “personale di Robert Gigi”, i “20 Anni di Mafalda”, la “rassegna del cinema di animazione della Repubblica di Ucraina”. Inoltre una grande mostra è dedicata a “Renato Guttuso illustratore” (continua la tradizione del Salone di ospitare anche rappresentanti e opere di altre discipline), la “personale di Alarico Gattia”, e una fantastica “rassegna delle copertine americane degli anni ’80”. Viene aperto un nuovo settore, Videolucca, dove vengono ospitate tutte le novità della computer graphics e viene presentata una “Antologia Video” arrivata dagli Stati Uniti. Viene intitolato un premio a Romano Calisi, per una pubblicazione scientifica o una tesi di laurea incentrata sul cartooning, che viene assegnato ad una tesi tenuta all’Accademia delle Belle Arti di Venezia.

Successo assicurato dunque? Si, ma con qualche eccezione. L’ASIFA Italia, da poco costituita guarda in modo arcigno il Salone (anche se i loro rappresentanti, come anche gli autori italiani dell’animazione vengano ospitati suntuosamente dal Comune di Lucca) perché la dirigenza preferirebbe una grande manifestazione dedicata al cinema di animazione piuttosto che il Salone di Lucca che affronta il “cartooning” nella sua globalità. Una posizione critica che porterà ad una contrapposizione negli anni futuri. E siccome non è possibile attaccare il Salone dall’interno (almeno per il momento) si cominciano a fare pressioni sull’ASIFA internazionale (che è l’istituzione che assegna i patrocini e approva le iniziative) per convincere alcuni delegati che la sede di Lucca non è la più idonea per ospitare il cinema di animazione suggerendo anche l’opportunità di non far più svolgere la riunione del Direttivo dell’ASIFA internazionale (che ha eletto come sede itinerante il Salone) a Lucca. Questo lavoro sotterraneo procurerà al Salone molti problemi e probabilmente costerà la carica di Presidente dell’ASIFA internazionale a Max Massimino Garnier che era a quell’epoca il più papabile per sostituire John Halas, in prossima scadenza di mandato, nella più alta carica di quell’associazione,

Comunque noi del Salone ci prepariamo a celebrare il nostro ventennale. Veramente il primo Salone si era svolto a Bordighera nel 1965 ma poiché con la diciassettesima edizione che si svolgerà nell’ ottobre/novembre del 1986, si compiono i vent’anni del trasferimento a Lucca della manifestazione, decidiamo di dedicare all’avvenimento una grande festa. Intanto cerchiamo di esorcizzare il numero 17 (che per molti di noi italiani è sinonimo di jattura) chiamando la nuova edizione in programmazione “Lucca 20 Anni”, titolazione che speriamo beneaugurante.

A dicembre del 1985 si spegne Max Massimino Garnier Presidente di Immagine. Un grande vuoto che non sarà più colmato perché Max dava al Salone il contributo della sua intelligenza ma anche della sua specchiata onestà. Lo sostituisce Claudio Bertieri.

Il 17° Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’Illustrazione ( Lucca 20 Anni) si svolse dal 26 ottobre al 2 novembre 1986 nella ormai consueta formula degli otto giorni nei quali la Mostra Mercato ormai stabilmente sistemata al Palazzetto dello Sport resta aperta per tutto il periodo mentre gli Incontri venivano inaugurati alle ore 18 al Teatro del Giglio con la presentazione di ben 15 delegazioni internazionali e la partecipazione di 35 Paesi. Il Salone festeggia dunque i quattro lustri di sodalizio con la città di Lucca. Venti anni sono un lungo percorso e un ciclo importante della vita di una generazione e il Salone ha veleggiato in piena salute per tutto questo tempo superando le tante difficoltà che può incontrare una manifestazione come questa. Non sarebbe stato possibile ottenere in altro luogo i risultati realizzati a Lucca dalla manifestazione, che pur avendo assunto dimensioni rilevanti è costata finanziariamente molto meno di altre iniziative similari in Italia e all’Estero. Nei suoi venti anni di vita il Salone ha assistito al miracolo, certo inusuale, di operatori che effettuavano le scelte culturali e di amministratori che si occupavano della conduzione amministrativa. I programmi di Lucca 20 Anni portano a Lucca una “mostra dedicata a Walter Molino”, una “personale di Fabrizio del Tessa”, le “rassegne del cinema d’animazione di Bulgaria e Romania”, “il folle zoo di Friz Freleng”, la “personale di John Canemaker”, una straordinaria “mostra dedicata a Emanuele Luzzati”, la “personale di Guido Buzzelli”, la “mostra di Renzo Vespignani illustratore”, una mostra storica dedicata a “Il giornalino della Domenica”, solo per citare alcune delle iniziative tra le più prestigiose.

Nel corso della manifestazione si comincia a parlare dell’erigendo “Ente Max Massimino Garnier” che dovrebbe avere il compito di gestire la manifestazione ma anche di saldare tra un biennio e l’altro l’attività del Salone, dando vita ad una serie di attività culturali da organizzare a Lucca facendo capo ad un centro sistemato in Villa Bottini dove potranno trovare ospitalità l’archivio generale del Salone , la biblioteca e la segreteria. Questa esigenza viene dalla realtà che il Salone è stato organizzato in tutti questi anni in collaborazione tra Immagine e il Comune di Lucca (Immagine non gestisce denari ma solo i servizi forniti dal Comune) e che ormai appare improcrastinabile adeguare le strutture progettuali ed organizzative ad una nuova realtà autonoma che abbia una precisa configurazione giuridica e statutaria.

Il successo è assicurato e la risonanza è di carattere mondiale. Eppure alcune forze si stanno muovendo contro la manifestazione che pur avendo suscitato ampi consensi ha ormai nemici dichiarati. Ma presto il Salone dovrà vedersela anche con la fronda interna. Fatto sta che la contrapposizione con ASIFA Italia è ormai diventata ufficiale e l’organismo internazionale fa sapere al Salone che se la manifestazione lucchese vorrà ancora usufruire dell’appoggio dell’ASIFA dovrà sottostare ad alcune condizioni che sono poi quelle che vengono imposte ai festival che vogliono organizzare rassegne con premiazioni e giurie (sale di proiezione di specifiche dimensioni, attrezzature tecniche di un certo tipo e qualità, numero concordato di ospitalità e soprattutto date da stabilirsi di comune accordo). Tutte condizioni alle quali non abbiamo alcuna intenzione di sottostare perché il nostro Salone non è competitivo e non ha finalità commerciali ed ha scopi specificatamente culturali. Ad una riunione del Comitato Organizzatore sostengo la tesi che noi inviteremo i film per presentarli alle rassegne e chiederemo che gli autori, come nostri ospiti, siano presenti, che non abbiamo alcun interesse ad ospitare (vitto, alloggio e diaria) membri osservatori nominati da altri e che la filosofia del Salone va nella direzione opposta alle richieste che ci vengono fatte: diamo agli autori un ruolo primario rispetto alle associazioni che li rappresentano e alla burocrazia che li amministra. Abbiamo ospitato volentieri l’ASIFA internazionale quando i rappresentanti del loro Direttivo erano tutti grandi maestri del cinema d’animazione e questo sacrificio economico ed organizzativo era conseguenza della nostra impostazione.

Con questa presa di posizione si interruppe una collaborazione che aveva generato grandi risultati. Bisogna dire che negli anni successivi le rassegne di cinema di animazione furono all’altezza delle precedenti perché tutti gli autori invitati incontrati ai vari festival ed invitati erano felicissimi e onorati di partecipare al Salone anche per il clima di grande accoglienza e del rapporto umano che si respirava nel corso della manifestazione.

Dunque se qualcuno temeva che il “17” potesse portarci sfortuna avremmo avuto modo, ASIFA a parte, di verificare che ci aspettava di peggio.

Secondo consuetudine nei primi mesi del 1987 la Segreteria di Roma dette l’avvio all’organizzazione del 18° Salone che si sarebbe dovuto svolgere nell’ottobre/novembre del 1988. Nel frattempo le condizioni di salute dell’amico Davide Rovai non gli permettevano di sostenere l’incarico di Assessore alla Cultura. Anche in questo caso il Salone dovette accusare una grave perdita e molti guai degli anni successivi sarebbero stati evitati se questo evento non si fosse verificato. Prese il suo posto l’Ingegnere Gian Carlo Barsotti persona di grande cultura, laureato a pieni voti alla “Normale” di Pisa, che affrontò l’incarico di responsabile delle attività culturali di Lucca, tra le quali il Salone non era certo la meno importante, con grande entusiasmo. Quando mi fu presentato fui favorevolmente impressionato dal suo ottimismo (forse troppo) e dalla sua piena disponibilità (non nascondo che preferivo la riflettuta diffidenza di Rovai, ma si sa: mi affeziono alle persone).

Dunque i lavori per l’organizzazione del Salone andavano avanti anche se questa volta i finanziamenti si facevano attendere. Ma non mi preoccupai più di tanto. Era già successo che la segreteria avesse lavorato allo “scoperto” utilizzando i miei fondi personali o quelli della Comic Art, una piccola casa editrice che avevo fondato e che gestivo insieme a mia moglie Nanda con scarsi successi economici ma che riscuoteva i consensi del mondo degli appassionati di comics. Arrivammo all’anno del Salone, il 1988, mentre fervevano gli incontri per varare lo statuto dell’”Ente Max Massimino Garnier”. Gli incontri erano arrivati ad un punto morto perché pretendevo che lo statuto, alla cui stesura avevano collaborato gli avvocati Mario Marchetti e Mariano Picca (due Soci di Immagine) definisse con esattezza le modalità dei rapporti tra il Comune e Immagìne che sarebbero stati i “partner” fondatori dell’ente. Rimasi un po’ male verificando che nell’approvazione dei vari articoli Barsotti procedeva al loro esame con molta disinvoltura non valutando come spesso alcuni commi entrassero in conflitto con un altri, per vizio di stesura. I miei stessi amici, alla fine stressati dalle interminabili riunioni, erano disposti a varare qualsiasi cosa pur di arrivare all’approvazione del testo definitivo. Non ero di questo avviso e mi rifiutai di proseguire perché sostenni che uno statuto troppo generico e contradditorio sarebbe stato causa di grandi guai e conflitti. Mi ricordo che alla fine di quella riunione fui guardato un po’ da tutti come un inguaribile piantagrane. Però quando discussi con i legali, il giorno successivo, a mente lucida, questi finirono per darmi ragione prendendo l’impegno ad effettuare tutte le modifiche indispensabili per rendere lo statuto coerente e soprattutto preciso.

Ma il peggio doveva ancora venire. A febbraio si svolse la ”Lucchetta” nel corso della quale fu prodotto il programma definitivo del 18° Salone. In quella occasione ci fu assicurato che la disponibilità del finanziamento era imminente e che presto sarebbero arrivati alla segreteria i fondi per coprire le spese sostenute nell’anno precedente e nei primi tre mesi dell’anno corrente. Era consuetudine indire prima dell’estate una riunione tecnica di Immagine e di tutti i collaboratori per valutare le varie esigenze e misurare lo stato dei lavori sotto il profilo organizzativo. Si era ai primi di luglio e di fondi non se ne parlava anzi alle mie rimostranze fatte in occasione della riunione mi trovai di fronte all’amara verità che nulla era stato stanziato e che i fondi non sarebbero arrivati prima di qualche mese e forse addirittura in data successiva alla conclusione del Salone. Anzi mi fu detto da Barsotti: “Non dovete preoccuparvi, voi che ne avete le possibilità potete anticipare i fondi necessari per la realizzazione del Salone. Certo i soldi non li perderete”. Mi accorsi che Barsotti non si rendeva conto, probabilmente in buona fede, della gravità della cosa. Immaginava, forse, che noi fossimo interessati a far svolgere la manifestazione a tutti i costi. Non era così. Ammutolii e alla fine della riunione, partiti da Roma tutti i partecipanti, feci un giro di telefonate raggiungendo i membri del Direttivo di Immagine e comunicando che non disponendo di fondi ero costretto a sospendere tutti i lavori per l’organizzazione del Salone. Il Direttivo di Immagine appoggiò la mia decisione facendola propria e producendo un comunicato stampa, inviato a tutti i mezzi di informazione e agli interessati del mondo del cartooning, dove si annunciava che l’organizzazione del 18° Salone era sospesa e che la data del suo svolgimento era rinviata a causa dei mancati finanziamenti da parte del Comune. Questo comunicato fu un’autentica bomba che fece il giro del mondo, almeno di quello che ruotava intorno al cartooning, e aprì la prima vera crisi tra Immagine e il Comune di Lucca. Ci si sarebbe potuto aspettare che all’annuncio della sospensione dell’organizzazione (passò almeno una settimana tra la decisione del Direttivo di Immagine, della quale furono informati gli organi comunali interessati e soprattutto l’Assessorato alla Cultura, e l’annuncio ufficiale) il Comune sarebbe corso ai ripari e avrebbe provveduto a dare garanzie certe sull’arrivo dei fondi attraverso magari una delibera d’urgenza. Ma nulla accadde e mi è restato sempre il dubbio che qualcuno remasse in direzione dell’allontanamento di Immagine per poi intervenire per mettere insieme una edizione, magari improvvisata, ma gestita da forze locali alle quali sembrava far gola soprattutto la Mostra Mercato piuttosto che la macchina complessa, anche sotto il profilo organizzativo e culturale, rappresentata dalle articolate iniziative (mostre, rassegne, incontri, tavole rotonde, ecc.) che rappresentavano la vera anima della manifestazione. Ebbi a Lucca un incontro con Barsotti ai primi di agosto e in quell’occasione mi fu comunicato con tranquilla sicurezza che il Salone si sarebbe comunque fatto alla data prefissata senza la collaborazione di Immagine puntando su collaboratori cittadini (seppi subito dopo che Renato Genovese, allora socio di Immagine, si era offerto di organizzare il 18° Salone garantendone al Comune la piena riuscita). Mi sembrò una panzana che se avesse avuto conferma documentava come l’Assessorato alla Cultura (soprattutto il responsabile) avesse immaginato lo svolgimento di quella straordinaria macchina che era il Salone come una sorta di sagra paesana della salciccia. In ogni caso la manifestazione era di proprietà di Immagine, il logo dal Salone era stato depositato come anche la denominazione dei premi e delle statuette. Quindi l’iniziativa di realizzare in proprio un’edizione del Salone era un’idea peregrina che poteva venire solo a persone completamente disinformate della realtà dei fatti. Naturalmente il progetto naufragò, prima ancora dello “starter”, perché non appena il buon Genovese seppe che i fondi comunque non c’erano e che se voleva organizzare il Salone avrebbe dovuto mettere mano alla propria tasca o fare debiti in prima persona si defilò accusando il Comune di “tradimento”. Veramente gli unici che avevano subito un tradimento erano stati tutti collaboratori che avevano già lavorato per mesi e che non avrebbero ricevuto alcun rimborso e Immagine che si era fatto garante presso gli autori, gli editori, le case di produzione, le associazioni culturali e il grande pubblico della realizzazione del Salone. In ogni caso Genovese si dimise da Immagine.,

Quindi per qualche mese tra Immagine e il Comune scese il gelo, ma superata la data fatidica nella quale si sarebbe dovuto svolgere il Salone furono ripresi i contatti. Richiesi per prima cosa che fosse varato lo statuto dell’Ente e che successivamente si procedesse alla fondazione dello stesso con un atto pubblico. Le condizioni che richiedevamo nello statuto erano particolarmente favorevoli per Comune. La presidenza sarebbe stata assunta da un membro designato dal Comune che ne avrebbe avuto il potere gestionale e la piena responsabilità. Il vicepresidente sarebbe stato designato da Immagine e il Consiglio Direttivo sarebbe stato composto da membri di Immagine e del Comune e di tutti quegli enti locali o nazionali che aderivano all’iniziativa facendosi anche carico delle responsabilità. I direttori sarebbero stati tre: uno culturale (designato da Immagine), uno organizzativo (designato dal Comune), uno amministrativo (designato dal Comune). Immagine conferiva all’Ente Max Massimino Garnier tutto il patrimonio del Salone: i marchi, le denominazioni, l’archivio, la biblioteca, tutto il patrimonio storico, morale e documentale del Salone dal 1964. L’Ente Max Massimino Garnier diventò operativo ai primi del 1989 e fu ospitato nella magnifica sede di Villa Bottini da poco restaurata. Alla prima assemblea furono assegnate le nomine: Gian Carlo Barsotti (presidente), Claudio Bertieri (Vice-presidente), Vittorio Barsotti, Luciano Bianchi, Mario Marchetti, Riccardo Marcucci, Massimo Maisetti, Piero Leonardo Andreucci (membri), Rinaldo Traini (Direttore Culturale), Massimo Di Grazia (Direttore Organizzativo), Sergio Micheli (Direttore Organizzativo). Quel giorno ero molto soddisfatto perché finalmente si rendeva disponibile e attiva una struttura alla quale aderivano le maggiori istituzioni locali. Mi ero liberato completamente dei compiti organizzativi ed amministrativi e potevo dedicarmi completamente all’attività culturale. Potevo contare su una squadra affiatatissima di operatori tra i più qualificati al mondo e soprattutto pensavo che non avremmo più dovuto affrontare momenti difficili come quelli dai quali eravamo appena usciti. Da buon legalitario pensavo che con uno statuto di ferro tutti dovevano filare dritti: Non avevo previsto che per fare i propri comodi basta non rispettare le regole. Eravamo agli inizi del 1989 e poiché avevamo deciso di riservare lo svolgimento del Salone agli anni pari decidemmo che manifestazione si sarebbe svolta nell’ottobre del 1990 sotto il nome di “Lucca ‘90”. Ma, volendo concretizzare le motivazioni che avevano portato alla costituzione dell’Ente, demmo vita ad ottobre a “Lucca incontri ‘89” che ospitava una serie di incontri e dibattiti, il più importante dei quali cercò di indagare sulla primogenitura dei comics (che finì per essere attribuita a Yellow Kid) ai quali parteciparono molti specialisti italiani e stranieri. La manifestazione fu arricchita dalla splendida mostra dedicata a Tex, l’eroe dei fumetti creato da Gian Luigi Bonelli. Poi nella primavera del ’90 (16/18 marzo) si tenne a Lucca una Mostra Mercato, collocata come sempre al Palazzetto dello Sport. Questa iniziativa schiettamente mercantile poteva rappresentare un rischio perché da sempre a Lucca il momento commerciale era vissuto a fianco dei grandi avvenimenti culturali. Invece la Mostra Mercato di primavera ebbe un successo notevole tanto che nel 1991 (anno nel quale il Salone non si svolgerà) il Palazzetto ne ospiterà ben due, una a marzo e l’altra a novembre.

Accadde però che la partecipazione del pubblico alla Mostra Mercato fosse troppo numerosa e fu presa la decisione di introdurre il pagamento del biglietto di ingresso, anche per ragioni di ordine pubblico. Ero contrario perché avevo immaginato la Mostra Mercato come un’occasione per far avvicinare il pubblico, soprattutto quello più giovane, ai comics. L’introduzione del biglietto di ingresso selezionava il pubblico in modo strettamente mercantile. Poi non mi piaceva che nostri incaricati fossero messi in contatto con il denaro e questo perché sapevo benissimo che questa decisione ci avrebbe obbligati a costituire un settore tutto nuovo che avrebbe dovuto registrare i libri presso la Siae (la Società che gestisce i diritti provenienti dagli spettacoli), tenere una contabilità complessa, versare le somme in contanti in un conto bancario, effettuare controlli e soprattutto produrre un regolamento per stabilire chi aveva diritto di entrare gratuitamente. Le mie riserve furono giustificate: quei soldi al botteghino finirono per convincere molti collaboratori locali che tanto valeva trasformare la manifestazione in una grande Mostra Mercato lasciando perdere, o magari riducendola ad attività di contorno, qualsiasi attività culturale.

Finalmente il 18° Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’Illustrazione si svolge dal 28 ottobre al 4 novembre, la Mostra Mercato per tutto il periodo e gli Incontri dal 30 ottobre al 3 novembre. Villa Bottini, sede ufficiale dell’Ente, ha aperto le sue sale per ospitare “Pallonerie” la mostra dedicata al calcio nei fumetti, nell’umorismo e nel cinema di animazione. Il Teatro del Giglio ospita i dibattiti, le tavole rotonde e la magica serata della premiazione. Le mostre e le esposizione sono disseminate nei tanti suggestivi palazzi della città. Quest’anno il Salone accoglie tra i tanti un ospite d’onore di gran riguardo: la “Walt Disney” si esibisce nella Tensostruttura, già sede di tante prestigiose mostre, collocata a fianco del Palazzetto dello Sport, a riconferma della considerazione che il Salone riscuote anche presso una “company” di dimensione planetaria. Tra le tante mostre primeggiano: il “Disney made in Italy”, il “West di Rino Albertarelli”, la “personale di Guido Moroni Celsi”, “Valvoline”, “i “Diritti Umani”. Da ricordare le rassegne cinematografiche e tra le altre: i “maestri di Mosca”, “Praga anni ’80”, la “personale di Oscar Fischinger”, i “Quay Brothers”. E ancora le mostre: la “personale di Flavio Costantini” e il “movimento Frou-Frou”. Inoltre il Teatro del Giglio offre l’occasione per una prima nazionale: “La Sirenetta”, il nuovo lungometraggio prodotto dalla casa di Burbank. Ma la Disney presenta nella stessa sede anche una selezione dei suoi lungometraggi tra i quali anche la versione restaurata di “Fantasia”.

Il successo della manifestazione è straordinario e la stampa e gli altri mezzi di informazione offrono al pubblico resoconti quotidiani. Una massa enorme di visitatori si riversa nella città che nel fine settimana registra il tutto esaurito. Ma quel che più conta è che i programmi sono di ottima qualità, l’organizzazione impeccabile e la manifestazione si conferma, a detta di tutti, come la più importante al mondo nel settore del cartooning.

Con alle spalle questo strepitoso successo replicammo dal 15 al 17 marzo e nei giorni dall’1 al 3 novembre 1991 la Mostra Mercato. Nell’edizione di primavera fu varato il programma del 19° Salone che si sarebbe svolto alla fine del 1992 e i vari settori dettero inizio alla stesura e realizzazione delle iniziative che adesso venivano realizzate in parte a Lucca e in parte nella segreteria di Roma restata operativa anche dopo l’attivazione dell’Ente. Anche nel marzo del 1992 si svolse una Mostra Mercato, sempre al Palazzetto, che doveva rappresentare il prologo alla diciannovesima edizione del Salone. Il quella occasione fu varato un programma ricchissimo, forse troppo, come mai nelle edizioni passate, che fu approvato senza problemi dai rappresentanti del Comune e dalle altre istituzioni locali rappresentate nel Consiglio di Amministrazione dell’Ente con la formale copertura finanziaria che ormai superava gli ottocento milioni per l’anno in corso (il bilancio preventivo comprendeva le spese di gestione dell’Ente, l’acquisto di nuove strutture e il costo della manifestazione).

Il 19° Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’Illustrazione (Lucca 19) si svolge dal 25 ottobre all’ 1 novembre. Ancora otto giorni, da una domenica ad un’altra, con la Mostra Mercato aperta per tutto il periodo come anche le Mostre Espositive. Gli Incontri invece si svolgono dal 27 al 31 ottobre 1992. Le Mostre vengono disseminate nella città in luoghi e monumenti “storici” e suggestivi e tra le tante sono da ricordare: “Il mercato dei comic-books in USA”, “Benito Jacovitti: surrealismo all’italiana”, “Paolo Eleuteri Serpieri: un autore tra fantasia e realtà”, “I diritti umani”, “Omaggio a Guido Bozzelli, Gianni De Luca e Attilio Micheluzzi”, “Martin Mystère: l’Italia del mistero”. Il Teatro del Giglio offre incontri e anticipazioni di programmi cinematografici che vengono poi presentati nella loro completezza in due sale cinematografiche. Da ricordare: “Disney in Bianco e nero: 1928-1934”, “Disney prima di Mickey Mouse: 1920-1927”, la “Personale di Gisèle e Ernst Ansorge”, la “Personale di Sandor Reisenbuchler”, la “Rassegna Internazionale della produzione 1991/1992“. La Mostra Mercato ospita un panorama ricchissimo di partecipazioni (tutti gli editori più importanti del settore sono presenti) e nella tensostruttura, collocata nelle adiacenze, la Walt Disney ha allestito mostre, sale incontri e luoghi di aggregazione. I Paesi partecipanti ufficialmente sono 37 e le Delegazioni Straniere sono 15. La presenza degli autori è massiccia (il Salone ne ospita più di centocinquanta, ma ne sono accorsi a centinaia in gran parte a proprie spese altri invitati dagli editori partecipanti) e gli studiosi e gli esperti si avvicendano nella partecipazione alle Tavole Rotonde con relazioni e comunicazioni che sono addirittura venticinque. I manager editoriali, i curatori delle varie collane, gli agenti che rappresentano gli editori, le case di produzione e le grandi “corporations” televisive sono accorsi da tutto il mondo per assicurarsi o vendere prodotti e soprattutto contattare autori. Poi il grande protagonista della manifestazione: il pubblico che accorre in massa a Lucca attirato dalla risonanza del Salone e dalla grande eco procurata dall’interesse dei mezzi di informazione. Da ricordare infine gli spettacoli multimediali: le “Nuove tendenze del cartooning britannico”, “L’universo disneiano” e “Musicaltoon: note animate”. Un evento straordinario è rappresentato dalla serata al Teatro del Giglio nel corso della quale viene presentato in prima nazionale il film lungometraggio della Disney: “La Bella e la Bestia”. I mezzi di informazione, anche per l’intervento dell’Ufficio Stampa della casa di produzione, danno ampio risalto all’iniziativa lucchese recensendo ampiamente il film.

Dunque il programma che si snoda negli otto giorni è straordinario e nonostante la pioggia battente le strutture reggono all’impatto dell’invasione delle decine di migliaia di visitatori. Gli eventi che si susseguono tengono tutti impegnati e quindi anche se ci sono disfunzioni organizzative nessuno ha tempo di rilevarlo. Qualcosa però non ha funzionato: al momento degli allestimenti la mostra mercato è stata montata in maniera diversa rispetto al progetto. Cosa è accaduto (o sembra che sia accaduto) ? I tecnici nel montare gli stand hanno capovolto i lucidi della pianta e il risultato è stato che gli espositori al momento di prendere possesso degli stand si sono trovati davanti a soluzioni diverse da quelle comunicate. Infatti la progettazione della Mostra Mercato è stata fatta a Roma sotto il mio controllo e la collocazione negli stand degli espositori viene fatta seguendo le prenotazioni. Potete immaginare il caos procurato da questo errore. Ci mettiamo al lavoro e cerchiamo di ripristinare il progetto iniziale ma come potete immaginare ciò non è possibile. Dobbiamo limitare i danni cercando di avvicinarci il più possibile allo schema originario concordando con gli espositori più disponibili eventuali cambiamenti. In mezza giornata riusciamo a sistemare la Mostra Mercato senza avere reclami e accogliendo i nuovi arrivati, siamo nel pomeriggio precedente l’apertura, che non si accorgono di nulla perché siamo riusciti ricollocarli nella stessa posizione della prenotazione. Inoltre verifico, stando sul posto, che le tassative regole che abbiamo stabilito per gli espositori possono essere aggirate chiedendo l’aiuto di questo o quel responsabile. Questo non dovrebbe avvenire perché ad ogni deroga non prevista corrispondono, in una struttura complessa come il Salone, decine di inconvenienti che obbligano ad interventi che distolgono il personale dai propri incarichi. Osservo che la pioggia ha allagato parte del pavimento a causa dell’istallazione di una pavimentazione non idonea, in altri casi assente, che i pannelli degli stand non sono stati puliti, che le dotazioni tecniche degli stand (illuminazione, scansie, tavoli) vengono consegnate solo dopo le reiterate proteste degli espositori, che i cavi della corrente elettrica (e si tratta di cavi ad alta potenzialità) sono posati a terra senza isolamento e talvolta vengono in contatto con l’acqua che è penetrata nei padiglioni a causa della mancata protezione dei perimetri esterni. Cerco con l’aiuto dei miei collaboratori diretti e di qualche volonteroso locale di ovviare a questi che credo siano imperdonabili disservizi. Chiedo poi l’intervento dell’ufficio tecnico, faccio una breve esposizione delle carenze riscontrate raccomandando di porvi immediato rimedi. Devo dire che sono molto deluso e non riesco a capacitarmi di questa diffusa negligenza. Un paio di anni dopo venni a sapere che i Vigili del Fuoco e la Commissione di Vigilanza avevano riscontrato le stesse carenze e che una denuncia penale era partita contro il Presidente dell’Ente Gian Carlo Barsotti e che l’autorizzazione allo svolgimento della manifestazione era stata in forse. Noi di Immagine non eravamo stati messi al corrente di questa situazione e lo staff aveva corso il rischio di vedere vanificato per qualche imprevidenza tecnica il lavoro di due anni (senza contare lo smacco nei confronti di tutti i partecipanti e delle istituzioni internazionali che avrebbero addebitato a noi e solo a noi un accadimento negativo del genere).

Da quel momento cominciammo a stare all’erta per tamponare eventuali falle organizzative. Ed una si era già presentata nei giorni precedenti lo svolgimento del Salone. D’accordo con la Walt Disney Italia, che ci aveva promesso la presenza del Vice Presidente della Disney USA (un evento straordinario) avevamo invitato due autori che erano autentici miti viventi: Frank Thomas e Ollie Johnston che avrebbero festeggiato a Lucca gli ottanta anni (che compivano a pochi giorni l’uno dall’altro). Ma al momento di concordare i termini del nostro impegno (Frank e Ollie avrebbero viaggiato a nostro carico insieme alle rispettive signore in un volo di prima classe dalla California e sarebbero stati ospitati, vitto ed alloggio, in un hotel di categoria superiore) Barsotti mi fece sapere che la spesa era risultata troppo onerosa (otto milioni circa per il viaggio e almeno cinque per l’ospitalità) e che era opportuno soprassedere. Poiché la presenza della Disney (non solo di quella italiana, ma della “corporation” mondiale) era un’occasione irripetibile per la nostra manifestazione, decisi di offrire al Comune l’opportunità di farsi carico delle sole spese di soggiorno delle due coppie di ospiti mentre mi sarei dato da fare per reperire uno sponsor che finanziasse il viaggio aereo. Mi consultai con la mia paziente moglie e decidemmo che lo sponsor sarebbe stato la nostra Comic Art. Era chiaro che si trattava di un mio intervento diretto nel finanziamento della manifestazione perché alla Comic Art non sarebbe venuto alcun beneficio per questa non indifferente spesa. Non mi arrivò nemmeno un cenno di ringraziamento da parte del Comune o dell’Ente per questo intervento che dava al Salone e a Lucca un prestigio straordinario. D’altronde non era la prima volta che facevo fronte a carenze finanziarie del Salone. Ma la ciliegina finale mi toccò nella serata di premiazione quando, essendo stati premiati con lo Yellow Kid, proprio nella notte di Halloween, i due straordinari “vecchietti”, organizzammo una coreografica festa di compleanno. Alla fine della premiazione le luci del Teatro si spensero e nel buio più completo, aperto il sipario, apparve una gigantesca zucca, ritagliata e disegnata dal volonteroso e simpaticissimo Greg Crosby (capo del centro creativo di Burbank), che faceva bella mostra di sé al centro del palcoscenico con la sua caratteristica sagoma illuminata dall’interno da una potente lampada. Accese di nuovo le luci del teatro fu intonato dal pubblico, in onore dei due autori, l’”Happy Birthday” di prammatica. Una gigantesca torta fu portata sul palco, i due festeggiati la tagliarono e la offrirono al pubblico tra gli applausi.

Tutto era stato previsto e concordato ma all’arrivo della grande torta non si trovò nessuno che fosse disposto a pagare il conto che il pasticcere pretendeva. Sparito il Presidente, spariti gli amministratori, il pasticcere minacciava di riportarsi in casa il capolavoro. Il tempo stringeva, la cerimonia di auguri era una sorpresa per la gremitissima platea del Giglio e i tempi dello “spettacolo”dovevano essere rispettati. Misi mano alla tasca e pagai il pasticcere. Non me ne pentii perché la torta era buona e alla fine ne mangiai pure due fette. Ma in cuor mio sapevo che quella delusione e le altre che l’avevano preceduta avrebbero influito sulle mie future decisioni.

Il successo della diciannovesima edizione fu straordinario. Ci arrivarono i complimenti e le congratulazioni da tutto il mondo e il Presidente della Disney Italia mi indirizzò una lettera di plauso e di ringraziamenti non solo a nome della Disney Italia ma anche da parte della Disney USA che era stata informata dal suo Vice Presidente dell’accoglienza fatta ai due ospiti d’onore e dell’ottima qualità delle iniziative realizzate dal Salone.

Inoltre le notizie che provenivano dal nostro Ufficio Stampa, diretto dal valentissimo Mario Natale, dalle delegazioni straniere, dai rappresentanti delle varie associazioni di categoria e culturali, dalle case di produzione cinematografica che avevano partecipato con i loro film alle rassegne, dagli espositori che erano stati al Salone sancivano l’enorme successo di quella che era stata la più mastodontica edizione del Salone che avessimo messo in scena.

Sciolte le file dello staff dei collaboratori (un’ottantina circa) e tornato a casa a Roma mi posi il dilemma se era il caso di continuare. Se si trattava di replicare lo spettacolo “alla bene e meglio” non ne sarebbe valsa la pena. Gli obiettivi che ci eravamo posti nel 1965 erano stati raggiunti e la rivincita che avevano proposto al “cartooning” era abbondantemente consumata. Decisi quindi che per dare vita ad un nuovo ciclo del Salone sarebbe stato indispensabile riesaminare completamente la struttura della manifestazione. La costituzione dell’Ente e il prestigio acquisito potevano rappresentare la base di partenza per una riprogettazione completa della manifestazione. Mi misi al lavoro e tracciai un “tracciato guida” sul quale lavorare, naturalmente insieme ai membri del Direttivo dell’Ente. Ma in un incontro preliminare con Gian Carlo Barsotti mi fu comunicato che il Comune non aveva più l’intenzione di esporsi con finanziamenti in favore della manifestazione e che la sopravvivenza stessa dell’Ente veniva messa in discussione perché l’istituzione, attivata solo tre anni prima, era già oberata di debiti e che le fatture riguardanti l’appena conclusa diciannovesima edizione sarebbero state pagate, se fosse andato bene, tra un paio di anni. L’unica attività ancora proponibile sarebbe stata la Mostra Mercato che poteva garantire introiti con spese limitate mentre dovevano essere eliminate le attività culturali e soprattutto dovevamo levarci dalla testa di organizzare ancora il Salone anche se in edizione ridimensionata. Era un po’ troppo per me e un futuro di questo tipo non presentava alcuna prospettiva anche per Immagine.

Alla prima riunione del Direttivo, che si svolse a gennaio presentai un relazione che documentava tutte le disfunzioni e le carenze anche organizzative e tecniche che si erano verificate nel corso della manifestazione. Illustrai anche con le cifre che il 19° Salone era stato un grande successo e che lo sbandierato deficit dell’Ente non metteva in risalto le entrate di quasi 500 milioni di lire rappresentate dagli introiti delle mostre mercato (l’incasso dei biglietti d’ingresso e la vendita degli stand) svoltesi negli anni 1991 e 1992 e che l’intervento finanziario del Comune era circoscritto ad un contributo di circa centocinquanta milioni all’anno che serviva a fronteggiare le spese di gestione dell’Ente e a contribuire solo parzialmente alla realizzazione del Salone biennale. Una spesa quindi irrisoria in rapporto alla dimensione della manifestazione, al prestigio che procurava alle istituzioni locali e ai benefici che arrivavano alla città attraverso la presenza di decine di migliaia di visitatori. Feci notare che questi costi, assolutamente contenuti in confronto con altre manifestazioni, erano il risultato della rinuncia di tutti i collaboratori ai compensi per le loro prestazioni professionali. Sottolineai che era perlomeno indelicato rinfacciare proprio a coloro che tanto si erano prodigati per la riuscita della manifestazione rinunciando a qualsiasi onorario che non fossero i rimborsi spese (per altro molto spesso inadeguati a coprire le spese sostenute) e che era indispensabile ripensare all’organizzazione totale dell’Ente anche per non dover affrontare gli inconvenienti che avevo documentato nella mia relazione. Misi anche il Direttivo al corrente delle modifiche che secondo me era necessario introdurre per ridare slancio all’attività dell’Ente: trasparenza amministrativa, approvazione di bilanci di spesa per ciascuna iniziativa, compensi per i collaboratori, potenziamento dell’attività culturale, attivazione di un archivio a Lucca dedicato al cartooning, coinvolgimento concreto delle varie istituzioni lucchesi con l’attività dell’Ente, gestione professionale delle attività commerciali, creazione di un gruppo di lavoro specificatamente attrezzato per la pubblicità, rapporti più collaborativi che la Regione Toscana e con il Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Mi accorsi che le mie parole andavano scivolando nel vuoto e che in giro c’era aria di smobilitazione ma soprattutto l’intenzione di sterilizzare l’attività culturale puntando tutto sull’area commerciale. L’intervento del Presidente, conciliante e suadente, ma anche evasivo mi confermò che nella sostanza le intenzioni dei vertici dell’Ente andavano nella direzione di trasformare il Salone in una Mostra Mercato.

Ero preparato a questa nuova realtà, che avevo già previsto, messo sull’avviso da tanti segnali e dagli sguardi e gli ammiccamenti di quelli che non facevano mistero del convincimento che se si voleva dare una svolta decisamente mercantile alla manifestazione era opportuno liberarsi di Traini e successivamente di Immagine.

Vedevo la situazione ingarbugliata e non volevo affrontare un periodo di lotte intestine dove non sarebbe stato nemmeno chiaro chi fossero gli amici e chi i nemici. Prevedevo che dopo tanti anni di successi ci si andava avviando, con queste premesse, verso una inarrestabile decadenza. Detti le mie dimissioni irrevocabili. Credo che molti di quelli che spingevano per entrare in possesso della Mostra Mercato tirarono un sospiro di sollievo. Ero soprattutto stupito, anche amareggiato, che i responsabili lucchesi fossero disposti a perdere una manifestazione di valore mondiale per ascoltare le voci interessate di chi voleva farne una iniziativa solo mercantile e alla fine solo locale.

Questa mia decisione procurò un piccolo terremoto anche in Immagine. Dopo varie vicissitudini alcuni membri del gruppo storico pensarono che poteva valere la pena di collaborare con il Comune nel tentativo di dare continuità alla tradizione del Salone. Questa decisione generò una scissione e Claudio Bertieri, Ernesto G. Laura e Massimo Maisetti uscirono da Immagine, che aveva deciso di sospendere i rapporti con l’Ente, e continuarono la loro collaborazione con la manifestazione. Ricordo che in una drammatica riunione a Lucca, a Direttivo dell’Ente riunito, pur molto addolorato perché Immagine perdeva alcune collaboratori preziosi che erano stati determinanti nel grande successo del Salone, feci la seguente dichiarazione rivolgendomi ai tre dissidenti: “Mi dispiace di quanto è avvenuto e credo voi stiate facendo un errore perché per il momento si sono liberati di Immagine e di me, ma sono certo che presto, dopo avervi utilizzati come copertura, vi metteranno alla porta anche perché senza la garanzia di Immagine sarete inermi”. Fui buon profeta perché nel 1995, alla scadenza del triennio successivo all’ultimo Salone, coloro che avevano creduto che fosse possibile recuperare la manifestazione riportandola ai suoi compiti iniziali furono congedati senza alcuna spiegazione: semplicemente non furono più convocati. Con questi amici ho poi ripreso i rapporti perché nulla ci aveva divisi se non il giudizio sulla possibilità che in tempi brevi il buon senso prendesse il sopravvento. L’unico mio merito era stato quello di aver capito che ormai la situazione a Lucca era (almeno in quel momento) assolutamente irrecuperabile.

Poiché il rapporto con il Presidente Barsotti e con alcuni collaboratori lucchesi si era ormai guastato, dopo un accordo con il Comune (che fu possibile raggiungere per i buoni uffici di Massimo di Grazia e del Sindaco in carica Giulio Lazzarini) Immagine usci dall’Ente Max Massimino Garnier rientrando in possesso di tutti i conferimenti che erano confluiti nel patrimonio dell’Ente al momento della sua costituzione: “l’archivio storico dei volumi, dei disegni, dei documenti e dei cimeli di Max Massimino Garnier, il Salone con tutte le sue denominazioni, i premi Yellow Kid e l’immagine del personaggio, la documentazione dei trent’anni di attività, le immagini realizzate quali manifesti, copertine, filmati promozionali, sigle pubblicitarie o radiofoniche, l’archivio rappresentato dalle registrazioni delle tavole rotonde e delle copie dei film rimaste in nostro possesso per donazione o cessione, il patrimonio storico, morale e la tradizione del Salone”. Fu un buon accordo che permise ad Immagine di continuare la sua attività e all’Ente prima, e poi direttamente dal Comune, di proseguire l’organizzazione di una manifestazione dedicata ai comics sotto altro nome. Anche sull’osservanza di questo accordo sarei rimasto deluso: i collaboratori della manifestazione lucchese, subentrati negli anni successivi, decisero più volte di non rispettarlo e gran parte dell’Archvio del povero Max fu disperso e non ci fu mai restituito. Il protocollo di intesa che sanciva la separazione consensuale tra il Comune e Immagine fu firmato da me e dall’Assessore alla Cultura Roberta Martinelli, ironia della sorte figlia di Giovanni Martinelli.

Era il maggio del 1994. Solo diciotto mesi prima si era conclusa la più straordinaria edizione del Salone. Un evento irripetibile (frutto di un lungo percorso in continuo crescendo) realizzato con il concorso degli uomini di Immagine, degli amministratori più illuminati del Comune di Lucca e di tanti amici lucchesi che avevano condiviso con noi l’entusiasmo per la straordinaria avventura di una manifestazione che in ventisei anni era diventata la più importante a livello internazionale, aveva prodotto eventi culturali di grande spessore, richiamato l’attenzione degli specialisti e degli appassionati di tutto il mondo, aveva visto sfilare in passerella le più conclamate “star” del cartooning, fatto conoscere autori che proprio da Lucca avevano avviato il loro successo professionale e infine offerto a tanti grandi e piccoli operatori l’opportunità di incontrare grandi masse di pubblico.

Queste pensieri rimuginavo sul treno che mi riportava a casa. L’avventura a Lucca mi sembrò allora definitivamente conclusa.


30 luglio 2007

Rinaldo Traini

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Traini consegna il premio a Robial. Alle spalle, Bertieri. Angouleme, 1975. Zoom in... Gianfranco Goria e Rinaldo Traini all'incontro sul sindacato SILF a Roma, Expocartoon: 19 novembre 2000... zoom in
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