Il 10 gennaio 1929 la prima avventura di Tintin
 

Un ciuffo ribelle
a spasso nella storia


Ottant'anni ma non li dimostra
 

 

di Monica Mondo
 

L'eterno ragazzo con il ciuffo all'insù compie ottant'anni e suo padre ne avrebbe quasi 102:  era infatti su "Le Petit Vingtième" - supplemento settimanale per i più giovani del quotidiano cattolico belga "Le Vingtième Siècle" - del 10 gennaio 1929 che Tintin, con il fido fox terrier bianco, Milou, prendeva il treno per la Russia, il pays des Soviets. Prima storia a strisce in bianco e nero per un protagonista che sarebbe divenuto popolare in tutto il mondo, opera di un autore da leggenda:  Hergé, pseudonimo tratto dalle iniziali rovesciate di Georges Remi (1907-1983), lo straordinario disegnatore che ideò il reporter col fiuto da detective. Già prima la rivista gli aveva dato l'occasione e lo spazio per disegnare. Altrimenti non avrebbe avuto che i muri dell'Institut Saint Boniface di Bruxelles, dove compì gli studi, "annoiandosi mortalmente", confessò. E infatti la primavera scorsa è stato scoperto un vero e proprio affresco di Hergé quindicenne sulle pareti della scuola, con indiani e avventurieri dal tratto inconfondibile.
Le avventure di Tintin hanno venduto oltre 230 milioni di copie e sono tradotte in più di cinquanta lingue. I lettori di "Le Monde", interpellati in un sondaggio sui libri del Novecento, hanno messo Le Lotus bleu, del 1936, in compagnia di Solgenitsin e Anna Frank. C'è perfino un piccolo corpo celeste, scoperto tra Marte e Giove, che porta il nome di Hergé:  onorando così la preveggenza di colui che spedì il suo protagonista sulla Luna nel 1953, ben prima che l'Apollo 11 compisse il suo storico allunaggio.
"Hergé ha avuto sulla mia opera la stessa influenza di Disney", ha detto Andy Warhol, che fece di lui tre ritratti da museo. Ed è stato un importantissimo museo di arte contemporanea come il Centre Pompidou ad accogliere per la prima volta una pagina originale di un suo fumetto, donata dalla moglie. Consacrazione dell'arte delle strisce, se ci fossero ancora dubbi.
Girovagando tra i siti, ufficiali e ufficiosi, dedicati al giovane protagonista di Hergé, stupisce quanti fan (e fanatici), quanti collezionisti ed esperti si scambino notizie, curiosità, rarità, preoccupazioni in rete. Preoccupazioni, perché c'è sempre qualche saccente che tira fuori la storia del collaborazionismo, che sussurra perfino l'infame parola "antisemita" per bollare l'autore. Tutto perché Hergé lavorava per "Le Soir" durante l'occupazione tedesca. Ma i lettori sanno bene che le sue storie esprimono sempre avversione per i regimi autoritari. Di destra e di sinistra. Proprio la rivoluzione cinese e la dittatura maoista troncarono i legami con l'amico che più aveva segnato la vita e la carriera di Hergé:  Chang, artista e scultore, studente a Bruxelles, che aveva spalancato al giovane Remi la conoscenza del disegno cinese. Complice la seconda guerra mondiale, poi il regime di Mao, i due amici si persero per oltre quarant'anni, ed è commovente la recherche fumettistica messa in atto da Hergé per ritrovarlo, almeno letterariamente. Tintin au Tibet è una vera  spedizione sulle tracce di Chang e  del  suo codino, oltre che un omaggio  sincero  all'amicizia, e - dicono gli specialisti - l'opera più bella di Hergé.
Preoccupazioni anche perché i fumetti di Tintin restano soprattutto letture per ragazzini, e i ragazzini hanno altri gusti, oggi. Tintin si muove nella storia (la guerra, anche quella fredda, il regime di Mao, il neocolonialismo), può mettere il naso nel futuro quando fa l'astronauta, ma resta un eroe classico, generoso e puro, appassionato e tenace, coraggioso e gentile. L'eroe che tutti vorrebbero essere, l'amico che tutti vorrebbero avere. Eppure alla vigilia dell'anniversario è riesplosa un'insulsa polemica, imbastita su "The Times" da Matthew Parris, antico deputato conservatore che "La Stampa" definisce "noto per le sue battaglie per i diritti degli omosessuali" e secondo il quale Tintin sarebbe gay. Ma contro la provocazione britannica su "Le Figaro" è sceso in campo lo scrittore e psichiatra tintinofilo Serge Tisseron che ha giustamente liquidato la questione come una "estrapolazione illegittima". Dal canto suo, sul quotidiano torinese Gianfranco Goria, traduttore del fumetto in Italia, ha commentato con saggia arguzia:  "Tintin gay? Ma se è solo un ragazzino... E poi in quegli anni le donne nei fumetti d'avventura avevano il solo compito di mettersi nei guai per farsi salvare dall'eroe di turno".
Nel prossimo maggio aprirà a Louvain-la-Neuve, in uno spazio messo a disposizione dall'università cattolica, l'atteso Museo Hergé. Direttore prescelto, Laurent de Froberville, che è stato segretario generale di Cheverny, uno dei più celebri castelli della Loira. E, come tutti i tintinologi sanno, proprio Cheverny ha ispirato Moulinsart, la dimora del capitano Haddock, il fedele amico del reporter du siècle. Per i profani:  Moulinsart è anche il nome della casa editrice che ha i diritti di tutte le opere di Tintin. In mancanza di nuove storie, si è ingegnata per vent'anni, dalla morte dell'autore, nel 1983, a escogitare trovate. L'ultima un adattamento in dvd della prima storia di Tintin adattato per il cinema, Le crabe aux pinces d'or, realizzata con pupazzi animati.
Haddock è un lupo di mare burbero e attaccabrighe, un fratello maggiore protettivo e solerte, per il ragazzo-eroe. Celebri le sue esplosioni di collera nutrite di pittoreschi e inutili insulti, per i quali si sono approntati addirittura dizionari. C'è poi il professor Tryphon Tournesol tra i comprimari onnipresenti:  un astronomo, scienziato e inventore geniale, naturalmente distratto, modellato su un dotto docente universitario svizzero che aveva la cattedra a Bruxelles, Auguste Piccard. Tournesol è sentimentale, quasi sordo, e la cosa è fonte di comici quiproquo. E sempre in coppia (ma sarebbe meglio dire in copia, tanto si somigliano) avanzano Dupont e Dupond, i poliziotti gemelli - non di sangue però:  il nome è infatti diverso, anche se solo per una dentale - in bastone e bombetta, come quelli dei film con Charlot, presuntuosi, improduttivi e pasticcioni, sempre alle calcagna dell'uomo sbagliato, cioè Tintin. Pressoché signora assoluta delle presenze femminili, Bianca Castafiore, celebre cantante d'opera milanese, naso adunco e petto prominente, un po' ingrigita dagli anni, vanitosa gentildonna, capace di slanci di abnegazione verso i suoi protetti. Appare solo all'ottava storia, Le sceptre d'Ottokar. Hergé non poteva scordare la tata di quand'era bambino, che dilettava la famiglia con il bel canto italiano. Ecco i principali componenti della famiglia di Tintin-Hergé.
Tornando al museo:  saranno 3600 metri quadrati - firmati Christian de Portzamparc, pluripremiato architetto francese, emulo di Le Corbusier -, una struttura d'avanguardia, dalla quale però saranno esclusi i bambini! Una permanente di centocinquanta tavole originali, oggetti d'epoca e lettere autografe per il più imprevedibile e scavezzacollo degli eroi a fumetti.
Eppure, per rinverdire il mito oltre i confini francofoni basta che una busta timbrata e illustrata con un Tintin sulla piazza Rossa di Mosca, che doveva spedire per corrispondenza una copia della rivista, sia stata messa all'asta per 9600 euro. Non basta che un disegno a china di 30 centimetri, colorato a tempera, datato 1932, sia stato battuto per 780.000 euro. E Neppure che una mostra di tavole riguardanti un'avventura peruviana di Tintin, in una mostra a Québec, l'anno scorso sia stata visitata da oltre settecentomila persone. I collezionisti non comprano più i fumetti, li sanno a memoria, e disdegnano i gadget che inzeppano gli stores Tintin, reali e virtuali:  cartoleria, giocattoli, vestiti, cd audio e video, articoli per la casa.
Diversamente vanno le cose in Francia. Dove lo sciovinismo si respira da piccoli e Tintin fa parte dell'immaginario infantile, ed è quindi intoccabile. Ci vuole il cinema, insomma. E allora arriverà Spielberg, e poi Peter Jackson, quello de Il Signore degli Anelli, per una trilogia di cui si sono accaparrati un film a testa, e il terzo a quattro mani. Tintin come Indiana Jones? Perché no, dice il regista:  i due eroi hanno lo stesso spirito. Tanto che dopo l'uscita de I predatori dell'Arca perduta, Spielberg chiama Hergé, progettano di incontrarsi, ma troppo tardi perché il maestro lascia questo mondo. Però nell'ultima parte (non riuscita) della saga dell'archeologo esploratore, Il regno del teschio di cristallo, i più accorti avranno notato riferimenti, e non solo di nome, a Les 7 boules de crystal e Le temple du soleil, due delle ventiquattro storie di Tintin (ventitré in realtà, perché la ventiquattresima, Tintin et l'Alph-Art restò incompiuta, nel 1983, per la scomparsa dell'autore ed è stata pubblicata postuma).
Il ragazzo col ciuffo e i calzoni alla zuava sarà probabilmente Thomas Sangster, il giovane londinese che è stato l'imbranato e spaurito Romolo Augustolo nel film L'ultima legione, tratto dal libro di Valerio Massimo Manfredi. Andy Serks, l'eccezionale attore che diede le movenze a Gollum nella Trilogia dell'Anello, dovrebbe essere invece il capitano Haddock. Il presidente Sarkozy stia attento. Potrebbe ripetere a breve le parole di un predecessore illustre, il generale Charles de Gaulle:   "Il mio unico rivale internazionale è Tintin! Noi siamo i piccoli che non si lasciano mai dominare dai grandi".



(©L'Osservatore Romano - 10 gennaio 2009)